Le nuove sfide dell’agricoltura: formazione e tecnologie digitali: è il tema del convegno promosso dall’Accademia nazionale di agricoltura e dall’assessorato all’agricoltura della Regione Emilia Romagna con il patrocinio di Unasa (Accademie per le scienze agrarie) e il dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna. “Oggi lanciamo un importante messaggio sulla necessità di continuare a unire ricerca, innovazione e agricoltura. I dati dell’ultimo Censimento dell’agricoltura, presentati dall’Istat, forniscono un quadro preoccupante sulla situazione nazionale: in 38 anni sono scomparse 2 aziende agricole su 3 e la digitalizzazione è utilizzata sì nel 32% delle aziende, ma solo quelle condotte da giovani sotto i 44 anni, mentre oltre i 45 anni cala drasticamente al 7,6%. Il mondo dell’agricoltura deve essere accompagnato – ha detto il professor Giorgio Cantelli Forti – in questo cambiamento epocale per non lasciare nessuno indietro e aumentare la competitività del comparto agricolo nazionale grazie all’agricoltura 4.0. Come Accademia abbiamo volontà di continuare in queste iniziative e ringrazio la Regione Emilia Romagna per il grande supporto su questi temi”. “La collaborazione con l’Accademia per noi è importante e proseguirà nel tempo avendo obiettivi comuni. In ambito agricolo tre sono i nostri campi d’intervento: investimenti, dal 2021 al 2027 avremo 132 milioni di euro in più dal Psr, aiuti alle nostre produzioni e sviluppo su innovazione e trasferimento tecnologico. In Italia la Regione Emilia Romagna – ha sostenuto il dottor Alessio Mammi – è quella che investe di più in tali campi, a breve partiranno bandi sulla ricerca per 2 milioni di euro, e rafforzeremo le collaborazioni con enti e istituti nazionali e internazionali, come quella con il nuovo Centro meteo europeo e la partnership, da poco firmata negli Usa, con una delle più importanti società di ricerca nelle biotecnologie che siamo certi farà diventare la nostra regione punto di riferimento per la genomica a livello internazionale”.
“La formazione applicata alle tecnologie digitali è un obiettivo centrale dell’Università di Bologna – ha concluso il profeessor Giovanni Molari – e il dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari sta portando avanti l’adeguamento delle nostre classi di laurea allo studio dell’innovazione che, sempre di più, si sviluppa in agricoltura collaborando con aziende, imprese, ed enti locali. Grazie al Centro didattico sperimentale di Cadriano ci impegniamo giornalmente affinché didattica e innovazione siano provate direttamente sul campo per agevolare le innovazioni agricole e renderle disponibili al mondo della produzione”.
L’insegnamento universitario nel campo della meccanica agraria
Formare un numero sempre più alto di agroelettronici, agroinformatici e agroanalisti, per coinvolgere tutte le competenze disponibili, è sempre più necessario al fine di creare un nuovo approccio metodico in un settore nato da poco, ma in rapida crescita. Nella sua relazione il professor Danilo Monarca, del dipartimento di scienze agrarie e forestali dell’Università della Tuscia, ha individuato nelle università italiane circa 30 insegnamenti tra meccanica agraria e meccanizzazione agricola, 30 di macchine ed impianti, 9 di meccanizzazione vitivinicola e 5 di meccanizzazione forestale. In Italia le tre università con i maggiori dipartimenti di agraria e agroalimentare sono Milano (238 professori di cui 11 di meccanica agraria, 4,6% dell’intero copro docenti), Padova (233 professori di cui 6 di meccanica agraria, 2,6% dell’intero corpo docenti) e Bologna (164 professori di cui 9 di meccanica agraria, 5,6% dell’intero corpo docenti). Una forte diversificazione di insegnamento a seconda delle sedi, agricoltura di precisione, automazione e robotica come corsi principali e insegnamento della lingua inglese specifica in questi campi sono i tratti che caratterizzano l’insegnamento universitario italiano.
In ritardo la parte agricola a fronte di un netto avanzamento della zootecnica
Secondo la professoressa Valda Rondelli, del dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna, lo scenario agricolo nazionale è in fase di grande trasformazione. Oggi la dimensione media di un’azienda agricola è di 8,4 ettari (Istat 2017), il numero di incidenti mortali è elevato, principalmente connessi all’uso di macchine agricole, con ribaltamento del trattore quale principale causa di mortalità o gravi disabilità (Inail 2020), i trattori utilizzati hanno un’età media 30 anni e le macchine operatrici spesso obsolete. Nonostante ci sia stato un incremento del 36% nella vendita nuove di trattrici, con 24.400 nuove unità immatricolate (FederUnacoma 2021), serve ancora puntare sull’innovazione utilizzando nuove macchine e formare gli operatori all’uso delle nuove tecnologie, come ad esempio Gps sistemi di guida assistiti e collegamenti Isobus che permettono all’operatore di connettere e controllare differenti equipaggiamenti usando un unico terminale grafico. Un settore che sta vedendo invece un grande balzo in avanti è quello della zootecnia di precisione sia per quanto riguarda l’utilizzo di nuovi robot per la mungitura, che grazie a sistemi di massaggio e prelievo naturale del latte non stressano gli animali, che di robot con motori encoder, sensori ad ultrasuoni e giroscopio utilizzati per raccogliere le deiezioni animali, scaricare il letame e irrorare d’acqua le stalle.
La raccolta del pomodoro: un caso emblematico per l’innovazione agricola
Il caso della raccolta del pomodoro aiuta a comprendere l’importanza dell’innovazione in agricoltura e i problemi da affrontare essendo quello che mette più sotto stress tutti i sistemi a livello meccanico, elettronico e sensoristico. Infatti, come ha sottolineato il professor Marco Vieri, del dipartimento di scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali dell’Università di Firenze, per il pomodoro i vincoli nella produzione sono molto rigidi dovendo le aziende consegnare rapidamente un prodotto che abbia un uguale livello di maturazione per ogni singolo pezzo. Questo significa che la parte meccanica deve sempre funzionare correttamente per rispettare i tempi al pari del sistema di rilevamento, il quale deve scegliere correttamente, tra i prodotti verdi non ancora pronti e quelli rossi maturi. Si capisce allora bene come tutti questi passaggi influiscano in maniera decisiva sulla scelta del consumatore al momento dell’acquisto, che vuole pomodori al giusto punto di maturazione pronti per essere consumati subito, con risvolti economici decisivi per il mondo dell’agroindustria.