Un team medico turco ha separato con successo, poco dopo la nascita, due gemelli siamesi utilizzando una serie di tecniche innovative, come le simulazioni virtuali e la modellazione 3D. Effettuata presso l’Acibadem Hospital di Istanbul, la riuscita procedura stabilisce un nuovo record mondiale in quanto è stata l’operazione più veloce al mondo di questo tipo. “Grazie al nostro team di professionisti dedicati, siamo stati in grado di dividere i gemelli nel corso di una procedura chirurgica ben programmata che ha richiesto nove ore”, è il commento del professor Mehmet Veli Karaaltin, che ha supervisionato l’operazione, medico specializzato in chirurgia estetica, plastica e ricostruttiva. Il risultato della procedura sui gemelli siamesi, uniti alla nascita per lo sterno, ma con cuori separati, è stata la sopravvivenza autonoma di entrambi. Nati in Algeria, i piccoli ora sono in condizioni stabili e restano sotto osservazione.
Metodi rivoluzionari
Il team del professor Karaaltin era formato da decine di esperti medici e specialisti, che hanno utilizzato diverse tecniche innovative per concludere con successo la procedura, come le simulazioni virtuali che hanno permesso ai medici di prevedere gli effetti dell’operazione. “Queste simulazioni ci hanno aiutato a prevenire ferite potenzialmente letali a cui altrimenti i gemelli sarebbero andati incontro”, spiega il professor Karaaltin, che ha eseguito una serie di riusciti interventi nel campo della microchirurgia e della chirurgia ricostruttiva. La procedura ha previsto anche la modellazione 3D delle strutture ossee e degli organi interni dei gemelli. I dottori hanno applicato anche tre palloncini tissutali, gonfiati gradualmente nel corso di un periodo pre-operatorio di tre mesi. Un’altra anteprima assoluta sono state le membrane placentari decellularizzate, sviluppate nei laboratori turchi e impiantate nei pazienti utilizzando il metodo Endo-vision. “Abbiamo creato anche una struttura biocompatibile con una bio-stampante 3D che ci ha consentito di ricostruire le formazioni parietali toraciche anteriori”, ha aggiunto il professor Karaaltin.