Un tema particolarmente rilevante nell’affrontare le malattie infiammatorie croniche intestinali è quello della nutrizione. Come sostengono molti nutrizionisti, nella nostra società vi è una tendenza a mangiare tanto, ma a nutrirsi poco. Questo discorso è particolarmente delicato in coloro che sono affetti da MICI. Vi sono infatti numerosi casi di malnutrizione, soprattutto nella malattia di Crohn, che sono interconnessi con la patologia. Le ragioni possono essere rintracciate nelle restrizioni alimentari, spesso spontanee da parte dei pazienti, nel malassorbimento del cibo legato alla localizzazione della malattia o alle resezioni intestinali o nelle fasi di attività di malattia che portano un effetto anoressizzante e richiedono un aumentato fabbisogno nutrizionale. “È ormai dimostrato che uno stato di malnutrizione è associato a un decorso negativo delle Mici – sottolinea Simone Saibeni, dirigente medico presso l’unità operativa di gastroenterologia dell’ospedale di Rho -. Uno stato malnutrizionale è associato ad una maggiore probabilità di andare incontro a riacutizzazioni della malattia e di essere sottoposti ad intervento chirurgico. Inoltre è associato ad un maggiore rischio di complicanze post-operatorie e a negativo impatto sulla qualità della vita percepita dai pazienti. Le vie di intervento per far fronte a uno stato di malnutrizione sono molteplici: anzitutto, si consiglia un’alimentazione varia e regolare, senza restrizioni se non in casi particolari e comunque decisi da un medico. In secondo luogo, è possibile supplementare le carenze di vitamine o di oligoelementi che si possono verificare durante la malattia, come nel caso dell’anemia d carenza di ferro, di folati o di vitamina B12. Se i deficit diventano più gravi si può intervenire con supplementazioni nutrizionali e con la nutrizione artificiale, che può essere enterale o parenterale. Nel primo caso, si procede per via orale (o tramite sondino naso-gastrico), garantendo un transito intestinale anche per nutrire le cellule dell’intestino. La nutrizione parenterale (ossia tramite catetere venoso) invece, si rivolge a quei pazienti con grave stato di malnutrizione, che non possono alimentarsi per bocca o che sono prossimi all’intervento chirurgico per garantire un ripristino delle scorte energetiche. La nutrizionale parenterale è infine necessaria nei pazienti in cui si è sviluppata la sindrome dell’intestino corto, ossia una netta riduzione della superficie assorbente dell’intestino tenue che provoca un sensibile decremento delle spazio per assorbire i nutrienti”.
Per il video servizio: https://youtu.be/PQrNOxUEj7M