“In questo territorio, nell’ambito dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, io credo che il vero asset strategico sia proprio questo tavolo. Un tavolo che non serve a dirci quanto siamo bravi, ma che ci permette una cosa fondamentale: conoscere i bisogni degli altri”. Non usa giri di parole il presidente di UniTrento Daniele Finocchiaro per descrivere l’importanza del dibattito che si è svolto nella sala Stucchi del rettorato, al quale hanno partecipato l’assessore provinciale alla ricerca Achille Spinelli e il presidente di Confindustria Fausto Manzana, il segretario generale di FBK Andrea Simoni, il direttore generale del Consiglio di gestione dello SMACT Competence Center Matteo Faggin, il dirigente scolastico dell’Istituto tecnico tecnologico “G. Marconi” Giuseppe Rizza, il direttore esecutivo di HIT Andrea Sartori, il direttore sanitario dell’azienda sanitaria Giuliano Brunori, il direttore operativo di Trentino Sviluppo Mauro Casotto e il direttore del Centro ricerca e innovazione FEM, Mario Pezzotti.
Il ruolo dell’ateneo
Un incontro organizzato secondo il formato del focus group, dedicato al ruolo dell’ateneo nell’ambito delle realtà che sul territorio si occupano di innovazione, impresa e trasferimento tecnologico, coordinato dalla prorettrice alla ricerca Francesca Demichelis, che ha posto l’accento su “i tanti punti di contatto e le sfide comuni che ci attendono, con l’accortezza di non circoscrivere l’impegno alle occasioni fornite per i prossimi quattro anni dal Pnrr, ma di guardare più lontano, alla sostenibilità, strategicità del nostro lavoro oltre quella scadenza”. Il dibattito, durato quasi tre ore, è ruotato più volte attorno a tre parole chiave: ricerca, persone, impresa.
Ricerca
Su questo sono stati formulati gli appelli forse più espliciti, e anche confessate le aspettative più chiare, riguardo al ruolo che si richiede a UniTrento nel prossimo futuro. Faggin ha indicato la necessità che l’ateneo continui ad essere una università aperta, “che non guarda solo al territorio, perché consapevole che l’innovazione tecnologica non è un gioco locale ma una partita più ampia”. Un tema sul quale è tornato anche Sartori, auspicando una cosa semplice quanto cruciale: “che l’università continui ad essere un provider di qualità. Perché senza una qualità di partenza, senza la qualità della ricerca, possiamo organizzare e strutturare tutti gli anelli di congiunzione che vogliamo, ma difficilmente dal mercato verranno le risposte che sperate”. Positive, in questo senso, le manifestazioni giunte dai rappresentanti delle fondazioni di ricerca con Simoni e Pezzotti che – pur con diversi accenti – hanno confermato la disponibilità a fare squadra per continuare a puntare all’eccellenza.
Persone
Per fare sistema c’è però bisogno, in diversi ambiti, delle persone giuste. Le persone che fanno ricerca, naturalmente. Da attrarre e trattenere con un’offerta territoriale completa, fatta di buoni salari, qualità della vita e prestigio delle istituzioni di affiliazione. Ma anche persone disposte a formare i più giovani, come ha ricordato il preside Rizza: “docenti e formatori tecnici che facciamo fatica a trovare perché possiamo pagarli troppo poco, professionisti dei quali abbiamo straordinario bisogno soprattutto in istituti come il nostro, dove non ci sono insegnanti di ruolo e si usano metodologie didattiche innovative, con grande centralità dei laboratori e superamento degli steccati disciplinari”. Persone, ha fatto notare l’assessore Spinelli, che s’impegnino nella comunicazione di quanto viene ricercato. E non tanto e non solo per dare un riscontro alla popolazione che con la fiscalità generale sostiene la gran parte l’ecosistema della ricerca pubblica e del trasferimento tecnologico Trentino, ma perché: “comunicare la ricerca è tanto importante quanto farla, e attraverso la reputazione che sarai in grado di comunicare verrai scelto dai migliori ricercatori, ti potrai presentare con un vantaggio competitivo nel raccogliere fondi, attirerai investitori e sarai in grado di fare impresa”.
Imprese
Proprio riguardo alle necessità delle imprese e degli imprenditori, al tavolo sono emerse alcune richieste chiare: come quella di puntare sui dottorati industriali; come l’attenzione a non lasciare che i rapporti diventino solo di tipo personale, tra singolo imprenditore e singolo professore, ma siano affiancati da accordi strutturati e istituzionali; come rendere ancora più strategiche le infrastrutture abilitanti e i laboratori tecnologici d’eccellenza ricordati da Casotto e ospitati presso Trentino Sviluppo. Infine, ed è l’auspicio più forte lanciato dal presidente di Confindustria Manzana, l’attenzione al bisogno costante degli imprenditori di avere occasioni per alzare gli occhi e guardare fuori: “perché spesso le aziende sono calate in un quotidiano troppo frenetico per chiedere a chi le guida di gettare lo sguardo lontano. Tutti noi sappiamo che dobbiamo farlo, ma ci mancano il tempo e le occasioni. E qui l’università può fare cose straordinarie. Può mostrarci cosa accade fuori, può aiutarci ad essere anticipatori”. Un ruolo di bussola che l’assessore Spinelli ha condiviso e rispetto al quale ha rivendicato una precisa scelta politica: “la ricerca, come competenza di giunta, prima del mio arrivo era abbinata all’università, ora invece fa parte del pacchetto di deleghe che comprende l’economia: non è stata una scelta a caso. È stato il frutto della volontà di creare una rete nuova di sinergie più forti con quel mondo”. Si tratta, in conclusione, come ha rilevato Brunori osservando le potenzialità dell’azienda provinciale per i servizi sanitari, “di comprendere fino in fondo quanto il Trentino può essere una straordinaria palestra di attività sperimentale. Un grande laboratorio sul quale lavorare assieme”.