Durante i periodi più bui di questa pandemia spesso si è parlato della difficoltà nel reperire infermieri vista l’importante richiesta di personale sanitario presso le terapie intensive degli ospedali. Con l’entrata in zona bianca della Regione del Veneto fortunatamente alcune emergenze si sono allentate, ma non quella che riguarda la carenza di disponibilità di personale infermieristico. A denunciare l’insostenibilità di questa situazione è Confcooperative Federsolidarietà Veneto che ha raccolto le segnalazioni preoccupate delle proprie associate che faticano sempre più a scovare questi professionisti sul mercato.
Esodo verso il pubblico
“Molti nostri infermieri hanno partecipato nel passato a concorsi pubblici e oggi, nonostante non siamo più in situazione di emergenza, continuano le chiamate da parte del pubblico e quindi l’esodo verso gli ospedali lasciando sguarniti i nostri servizi – lamenta la presidente della cooperativa sociale Insieme Si Può, Raffaella Da Ros -. Alcune cooperative sociali hanno registrato in meno di un anno oltre 50 dimissioni di infermieri. I servizi che risentono maggiormente di questa carenza sono i servizi residenziali per anziani, ma i servizi di sanità territoriale quali i servizi prelievi, i servizi di assistenza domiciliare e le medicine di gruppo. Servizi gestiti in accreditamento o appalto dalle cooperative sociali, ma anzitutto anch’essi servizi di interesse pubblico e, in quanto tali, degni della stessa attenzione riposta in altri servizi sanitari e socio-sanitari pubblici perché rappresentano un imprescindibile presidio assistenziale all’interno della rete complessiva dei servizi. Le cooperative si trovano dunque di fronte a importanti difficoltà organizzative e rischiano di non riuscire a rispettare gli standard richiesti e a garantire la qualità del servizio mettendo a repentaglio il lavoro di cura e assistenza verso le persone più fragili. “Le cooperative chiedono di poter aprire un tavolo di confronto con la Regione che possa trovare delle possibili soluzioni e governare l’emergenza. Le conseguenze di questa mancanza potrebbero ricadere inevitabilmente sui servizi alle persone più fragili gestiti dalle cooperative e di cui il sistema di welfare dovrebbe prendersi cura in primis” incalza Eugenio Anzanello, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Treviso.
In più, vista l’estate imminente, sta diventando un problema anche organizzare le ferie degli infermieri soci se non si riesce ad individuare altro personale da assumere. Sono anch’essi lavoratori che si sono impegnati profusamente nell’affrontare dei mesi di importanti criticità all’interno dei servizi e che però non hanno beneficiato del sostegno economico attribuito al personale del settore pubblico. E certamente le cooperative sociali non sono nelle condizioni di poter riconoscere loro tali incentivi, elemento che magari avrebbe potuto scongiurare le dimissioni per assunzioni presso il pubblico. La pandemia infatti ha messo e sta mettendo a dura prova la tenuta economico-finanziaria delle organizzazioni cooperative, causando ad esempio una minor frequenza degli utenti ai servizi, ma soprattutto aumentando i costi per l’acquisto dei DPI, per l’incremento delle attività di pulizia e sanificazione, per una necessaria maggiore presenza di operatori per gestire le attività in piccoli gruppi riducendo il più possibile il rischio di contagio. Costi che spesso non sono coperti dai corrispettivi contrattuali e che ricadono sulle spalle delle cooperative sociali. “Confcooperative Federsolidarietà Veneto si dichiara disponibile a ragionare insieme alle ULSS e alla Regione per affrontare concretamente il problema dell’impossibilità di reperire personale infermieristico per individuare soluzioni concrete che salvaguardino la tenuta dei servizi” dichiara Roberto Baldo, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Veneto.