Catcalling, cos’è e come reagire di fronte a questa forma di molestia contro le donne? Ma, soprattutto, qual è lo stato dell’arte dal punto di vista legislativo? Per fare il punto, abbiamo chiesto l’intervento della presidente dell’associazione D-Fence Onlus, Marina Ricciuti.
Mi ricordo ancora le sensazioni di quando ero ragazza e c’era sempre qualcuno che, all’uscita dell’università o mentre ero in giro da sola, mi appellava con complimenti ed apprezzamenti non richiesti ed indesiderati. E’ sempre stata quasi un’aspettativa certa, considerata come dei semplici complimenti “innocenti” che spesso sfociavano in vere e proprie condotte riprovevoli. Oggi leggo del catcalling. Come dire che dopo tutti questi anni serviva un termine in inglese per connotare la cattiva abitudine, soprattutto maschile, di “appellare” una donna per il solo fatto di essere donna attraverso apprezzamenti con valenza sessuale esplicitati attraverso fischi, colpi di clacson o battute volgari. Interessante verificare la condotta del nostro legislatore al riguardo, visto che il catcalling non è ancora stato inquadrato in alcuna fattispecie di reato. Di questo l’avvocato Giulio Del Pizzo, del Foro di Pescara, si è fatto portavoce nella nostra Associazione e, a dibattito iniziato, ha spiegato come: “Mentre in altri ordinamenti europei il fenomeno è stato regolamentato, in Italia manca ancora una disciplina ad hoc. Pertanto, la tendenza è quella di ricondurre tali atteggiamenti all’interno del reato di molestie o disturbo alle persone previsto dall’art. 660 c.p. o in quello di atti persecutori, c.d. “stalking”, di cui all’art. 612 bis c.p. È evidente che quello del catcalling è un problema soprattutto culturale più che giuridico, da trattare con accortezza. Da una parte la possibilità di utilizzare il diritto come strumento per sensibilizzare e per certificare l’inaccettabilità di alcuni comportamenti. Dall’altra il rischio di estremizzare e demandare alla legge compiti che non le appartengono, trasformando in reati condotte moralmente discutibili che però non hanno le caratteristiche sufficienti per essere definite antigiuridiche”.