La radiochemioterapia neoadiuvante è diventata l’attuale standard di cura per gran parte dei pazienti con tumori esofagei e gastroesofagei localmente avanzati. Combinando la chemioterapia con la radioterapia prima dell’intervento chirurgico, questo approccio mira a ridurre le dimensioni del tumore, a migliorare i risultati chirurgici e a ridurre il rischio di recidiva a distanza. Tuttavia, l’uso ottimale di diverse tecniche di radioterapia, in particolare la terapia con fotoni e protoni, in questo contesto è ancora oggetto di studio. Lo studio Protect valuterà in quali situazioni cliniche la radioterapia con protoni può offrire vantaggi rispetto al trattamento con fotoni, in particolare in termini di controllo del tumore, qualità di vita e sopravvivenza a lungo termine. Questo sforzo è supportato dalla collaborazione del team multidisciplinare di Trento delle Unità operative di radioterapia, protonterapia, chirurgia generale, gastroenterologia, oncologia medica, radiologia, medicina nucleare e fisica medica e inizierà in collaborazione con il Dipartimento di chirurgia dell’Università di Verona anche per aumentare il numero dei pazienti candidabili all’arruolamento nello studio, potendo inserire quindi pazienti provenienti anche da altre regioni d’Italia.

Cosa sappiamo

“Sappiamo che la radiochemioterapia neoadiuvante migliora i risultati per molti pazienti, ma vogliamo capire meglio come le tecniche radioterapiche avanzate, come la terapia avanzata con fotoni e la terapia con protoni, possano fornire ulteriori benefici in specifici scenari clinici – hanno dichiarato Sergio Fersino e Daniele Scartoni, che rappresentano la radioterapia e la terapia con protoni all’interno dello studio di Trento -. Questo studio ci aiuterà a guidare le future strategie di trattamento del cancro esofageo e della giunzione esofago-gastrica”. Lo tudio è aperto ai pazienti idonei alla radiochemioterapia neoadiuvante e mira a generare dati critici per ottimizzare i protocolli di trattamento e migliorare la qualità di vita dei pazienti, facendo potenzialmente progredire lo standard di cura per questi pazienti. L’arruolamento per lo studio è in corso e i pazienti interessati a partecipare sono invitati a parlarne con il proprio medico.