Per aver aperto nuove strade nella ricerca e nella formazione universitaria sui temi dell’acqua raggiungendo i massimi livelli internazionali e per aver contribuito a creare all’Università di Trento un corso di laurea che, tra i primi in Italia, coniugasse le conoscenze delle discipline ingegneristiche con l’analisi dei sistemi ambientali importanti per la protezione del territorio. Con questa motivazione è stata conferita ad Andrea Rinaldo la laurea honoris causa in Ingegneria per l’ambiente e il territorio.

Le parole del rettore

“Oggi come Università – ha detto il rettore Flavio Deflorian – vogliamo ringraziare il professor Rinaldo per aver contribuito in modo significativo alla nostra storia. Il suo ruolo è stato determinante nella nascita e nello sviluppo della scuola di ingegneria del nostro ateneo. Se oggi possiamo raccogliere risultati tanto preziosi, è grazie a chi, con lungimiranza, ha saputo piantare semi di crescita molti anni fa. Andrea Rinaldo è stato uno di questi pionieri”. La laurea honoris causa è stata conferita su proposta del Consiglio del Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e meccanica, accolta dal Senato accademico dell’Università di Trento e approvata dal ministero dell’Università e della Ricerca.

Il rettore dell’Università di Trento, Flavio Deflorian. Foto di Federico Nardelli.

La lectio magistralis di Rinaldo

È partita dalla saggezza popolare di Venezia, sua città natale, la lezione di Andrea Rinaldo dal titolo “Un alto e un basso fa un gualivo. Riflessioni sull’Università italiana”. La legge di compensazione diventa una lente attraverso la quale osservare, analizzare con occhio critico e confrontare la situazione degli atenei italiani e di quelli stranieri dove lui stesso ha lavorato per oltre quarant’anni. “La mia tesi è che l’università e i suoi meccanismi sono gli stessi ovunque, così come le condizioni che ne determinano la crescita o la decrescita – ha esordito – Le sfide di oggi riguardano la competitività di salari e le infrastrutture di ricerca, l’indipendenza accademica, l’integrità della ricerca, le strade possibili per una giusta parità di genere e nuovi modelli di sviluppo”. La conclusione del suo intervento è che “oggi più che mai dobbiamo credere fortemente nelle nostre università come libere e invendibili fabbriche della cultura e del sapere. Sono sede della ricerca scientifica, complemento necessario dell’insegnamento e della disseminazione della scienza e chiave di volta per lo sviluppo del Paese”. Ad accompagnare musicalmente la cerimonia, i brani eseguiti dal vivo dalla Corale polifonica UniTrento.