Sei laboratori per discutere e confrontarsi su intelligenza artificiale e crescita aziendale, organizzazione del lavoro, passaggio generazionale e trend di mercato. E poi il dibattito con le istituzioni per scoprire gli asset e le sfide che imprese e territorio dovranno affrontare nell’ottica di una nuova e condivisa responsabilità sociale, economica ma soprattutto sostenibile. Se ne è parlato il 3 ottobre all’hub delle idee al PalaRotari di Mezzocorona in occasione dei 25 anni di Gabrielli & Partner, azienda trentina leader in consulenza e strategie aziendali con sede a Lavis. Alla tavola rotonda sono intervenuti Fausto Manzana, presidente di Confindustria Trento; Achille Spinelli, assessore provinciale a sviluppo economico, lavoro, università e ricerca; Francesca Gennai, presidente di Consolida, e il rettore dell’Università di Trento, Flavio Deflorian con la moderazione di Silvia Bruno.
Trentino felix
“Il Trentino è sicuramente un territorio fortunato. Nel senso che gode dell’autonomia e di tutta una serie di stimoli allo sviluppo imprenditoriale delle aziende – ha detto Davide Gabrielli, Ceo & founder della società con sede a Lavis – entrando nel cuore di quello che sarà il confronto -. Noi cerchiamo di accompagnare le aziende a sviluppare la cultura aziendale: bisogna essere competitivi e performanti a prescindere dai supporti esterni. E questo è determinante. Soprattutto dobbiamo aiutare le aziende a chiarire cosa sarà di loro tra 10 anni. Troppe volte si avanza con gli occhi che guardano i piedi e non si rianima più o non si ridiscute più del sogno, quello che ha dato vita a tutto. Ciò accade nel mondo cooperativo ma anche in quello industriale dove si pensa più a fare e a produrre risultati e non a coinvolgere i figli e farli sentire parte di un viaggio. Noi cerchiamo di accompagnare le aziende in questo processo di evoluzione culturale. Piccole o grandi che siano, non è importante la dimensione. L’importante è che ci sia la consapevolezza e la disponibilità a prendersi cura della cultura aziendale”.
Gli speech
Visione, cultura, capacità di mettersi in gioco, fatica, valore delle intelligenze, responsabilità sociale saranno anche i mantra degli speech che si alterneranno durante i momenti conviviali. Per riflettere su un futuro che è già iniziato. Temi che saranno trattati, tra gli altri, da Alberto De Martini, Ceo e founder di Conic Agency, autore di 4 saggi sulla comunicazione e della serie podcast per Ansa ‘L’impero dei segni’ dedicata ai personaggi di politica, cultura e spettacolo analizzati dal punto di vista della comunicazione. A breve sarà di nuovo in libreria con ‘Purpose brand strategy’. Secondo De Martini “il brand si deve dare uno scopo che è superiore a quello commerciale: la responsabilità sociale verso i propri dipendenti, il territorio, l’ambiente, la società. La sostenibilità, l’abbiamo capito tutti, si può raggiungere non negando le premesse del nostro sistema economico, ma spingendo al massimo sulle forze di progresso che ci hanno portato fin qui. Pensiamo ai grandi investimenti nella ricerca: più si investe e più i costi scendono fino a portare le tecnologie, che prima potevano sembrare proibitive, a modelli di business”. Per De Martini “oggi essere sostenibili significa essere allineati alle normative, essere in prima fila accanto alle scelte di clienti e consumatori che sono sempre più orientati verso prodotti sostenibili. ‘Prodotti’ che sono anche preferiti dagli investitori, a partire dalle banche. Ciò che serve è la convergenza di fattori: interesse e morale. Per la prima volta nella storia elementi considerati contrapposti diventano criteri compatibili e necessari per il raggiungimento della sostenibilità: non è più un sacrificio ma la nuova strada per il successo”.
Alle Cantine Rotari interverrà anche Francesco Cuzzolin, Head of performance Olimpia EA7 Emporio Armani Milano, che si concentrerà su “Lavorare con e non solo per. Lo strabismo organizzativo può essere il mezzo per moltiplicare le competenze e favorire la crescita professionale. Passare dal lavorare per il team a lavorare con il team può potenziare le competenze individuali e stimolare una crescita professionale sostenibile e innovativa. Siamo davvero pronti alla condivisione? La nostra partecipazione dipende solo dalle scelte del leader o possiamo fare la differenza anche noi?”.
La fisica dell’innovazione
Interrogativi che passano giocoforza dalla capacità di chi fa consulenza di costruire nuovi modelli, come sosterrà Alessandro Garofalo, fisico esperto di innovazione. “Il futuro della consulenza? Il fattore critico, quello su cui ci si dovrà confrontare, sarà la capacità del consulente di sapersi trasformare per diventare un modello, un laboratorio sperimentale di innovazione per il cliente – ha specificato Garofalo -. Uno spin off vero e proprio con cliente e consulente che devono avere mission e vision coincidenti. Deve esserci comunità di valori. La consulenza, cosa che oggi fa ancora poco, deve aumentare il livello di imprenditorialità e competitività del territorio dov’è insediata l’azienda cliente. Il consulente deve, insomma, dare valore aggiunto all’impresa facendosi carico di promuovere l’impronta della responsabilità sociale. E poi il consulente deve abituarsi a lavorare in sinergia con le società concorrenti che operano nella società cliente”.
IA contro intelligenza manuale
Strategie che oggi devono fare anche i conti con l’intelligenza artificiale. Ma non solo. Ne è convinto Eusebio Gualino, manager e imprenditore attento ai valori intangibili dei sistemi aziendali.
“Oggi tutti sono focalizzati sugli effetti dell’intelligenza artificiale e i limiti che potrebbero arrivare nel mondo del lavoro sotto il profilo occupazionale – inizia così il ragionamento di Gualino -. Il progresso porta sempre con sé vantaggi e limiti. Ma oggi ci sono altre intelligenze su cui si dovrebbe lavorare: quella manuale e quella spirituale, entrambe ridotte dallo sviluppo della conoscenza. Un esempio: 30 anni l’intelligenza manuale non contava praticamente nulla perché tutti sapevano fare. Oggi è il contrario: con un pc e Google sai praticamente tutto ma se devi cambiare un sifone… Ecco allora che l’intelligenza manuale esploderà perché non ci sono più le competenze. Un dato: a luglio il 23% degli artigiani ha chiuso la partita Iva. Ed è un trend che appare irreversibile. Discorso analogo per l’intelligenza spirituale, quella che permette di entrare in connessione con gli altri. Bene: oggi non comunichiamo più. Diciamo che c’è una specie di sterilizzazione dell’intelligenza emotiva, frutto dell’esplosione dell’intelligenza artificiale. Credo invece che queste intelligenze debbano essere coltivate e sviluppate se è vero che l’esplosione del talento avviene tra i 3 e i 22 anni e che le 10 aziende più grandi al mondo non sono costituite per la maggior parte da persone laureate”.