Sono oltre 100 ogni anno i nuovi casi di abuso e maltrattamento di minori gestiti dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù. In occasione della Giornata internazionale dei bambini innocenti vittime di aggressioni l’ospedale ha evidenziato l’esperienza maturata in oltre 40 anni di lavoro con bambini e ragazzi maltrattati. Più di 3.000 i casi registrati nell’ultimo quindicennio, a partire dal quale le situazioni di rischio tra i minori che accedono al Bambino Gesù vengono intercettate con un’apposita procedura di screening. Incuria o eccesso di cura le forme più frequenti di abuso. L’età media è di 12 anni. Nella casistica anche bambini con traumi da guerra.
Le forme di abuso
La violenza sui minori si declina in alcune specifiche forme che vanno dal maltrattamento fisico e psicologico alla ‘patologia delle cure’, ovvero il tipo di violenza che passa dall’incuria all’eccesso di cura (ad es. la somministrazione di farmaci non necessari); dalla violenza assistita (il minore assiste alla violenza esercitata su figure di riferimento come un genitore o un fratello/sorella) all’abuso sessuale. La Giornata internazionale dei bambini innocenti vittime di aggressioni istituita nel 1982 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha come obiettivo quello di “sensibilizzare e prendere atto del dolore che affligge i bambini che in tutto il mondo sono vittime di abusi fisici, mentali ed emotivi”.
I percorsi di tutela
Dal 2009 l’ospedale pediatrico Bambino Gesù utilizza una procedura per la rilevazione degli abusi sui minori basata sull’analisi di una serie di indicatori. Questo strumento di screening viene applicato ai pazienti che accedono in Ospedale in qualsiasi regime assistenziale (pronto soccorso, ricovero ordinario o diurno, ambulatori). In presenza di segni sospetti si attiva un percorso clinico ad hoc: il caso viene valutato da un team di specialisti (in particolare medici di pronto soccorso, traumatologi, psicologi e neuropsichiatri, medici legali) che emette la diagnosi e definisce l’iter di cura più adeguato. I casi di sospetto abuso intercettati ogni anno in pronto soccorso sono in media 80. A questi si aggiungono i casi rilevati durante l’attività ambulatoriale o in regime di ricovero.
La gran parte dei pazienti per cui viene fatta una segnalazione per un abuso sospetto o accertato viene presa in carico dalla neuropsichiatria del Bambino Gesù in un day hospital espressamente dedicato alle vittime di violenza (percorso ‘Child Care’). Nello stesso percorso possono confluire anche i minori vittime di un abuso segnalati da strutture esterne (altri ospedali, strutture territoriali, autorità giudiziaria). Oltre il 50% dei pazienti seguiti nel day hospital neuropsichiatrico viene “intercettato” in pronto soccorso.
I dati
In oltre 40 anni di esperienza sul fronte della cura dei bambini vittime di violenza, il Bambino Gesù ha registrato attraverso l’Unità operativa di neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’adolescenza più di 5.000 casi, il 60% dei quali negli ultimi 15 anni. Tra questi, anche alcuni bambini e ragazzi in fuga da zone di guerra: Ucraina, Siria, Africa. Nel dettaglio, tra il 2008 e il 2022 sono stati seguiti in day hospital neuropsichiatrico 3.200 bambini e ragazzi abusati o maltrattati: oltre 200 all’anno (di cui circa 130 nuovi casi e 70 in follow up), secondo un trend sostanzialmente costante. L’età media è di 12 anni. Rispetto al tipo di abuso subìto, il più frequente è la ‘patologia delle cure’, seguono la violenza assistita, l’abuso sessuale e il maltrattamento fisico e psicologico. Nella casistica del Bambino Gesù, più dell’80% degli abusi, in tutte le declinazioni, è stato compiuto all’interno della famiglia. Riguardo al genere, le varie forme di violenza vengono esercitate in misura sostanzialmente pari su maschi e femmine, eccetto l’abuso sessuale che, nella fascia d’età 7-18 anni, ha un’incidenza 3 volte superiore tra le femmine rispetto ai maschi.
Gli strumenti di prevenzione
All’attività clinica con bambini e ragazzi vittime di violenza si affianca lo sviluppo di strumenti per il supporto a pazienti e famiglie in un’ottica di prevenzione. Sul portale dell’ospedale sono disponibili alcuni contenuti realizzati dai neuropsichiatri del Bambino Gesù con le informazioni, dedicate ai ragazzi,per riconoscere le situazioni potenzialmente rischiose e l’indicazione dei segnali a cui devono fare attenzione igenitori per intercettare il problema. Helpline Lucy 06 6859 2265 è invece il servizio gratuito di assistenza e consulenza telefonica per famiglie e minori in difficoltà, attivo tutti i giorni, 24 ore su 24. Un team di psicologi dell’Unità operativa di neuropsichiatria del Bambino Gesù risponde alle richieste di aiuto che riguardano, in situazioni d’emergenza, la sofferenza psichica di bambini e adolescenti. Sul fronte della ricerca, infine, l’ospedale promuove progetti per lo studio dell’impatto di abuso e maltrattamento sulla salute mentale in età evolutiva e per la definizione di programmi terapeutici adeguati. Sono in fase di sviluppo un protocollo di supporto a bambini e adolescenti esposti a violenza domestica durante la pandemia Covid 19 e una serie di interventi psicoeducativi nelle scuole sui temi della violenza, bullismo e cyber-bullismo.
I disegni che raccontano la violenza
Un gruppo di bambini tra gli 8 e 12 anni seguiti dalla neuropsichiatria del Bambino Gesù, con un percorso difficile alle spalle malgrado la giovanissima età, è stato coinvolto in un progetto creativo per raccontare la violenza attraverso i disegni. Nei fogli colorati da questi bambini, tutti accolti nella casa famiglia “Il Tetto Casal fattoria”, si vede un viso sorridente circondato dal colore nero (Sorridi nel buio), un coccodrillo che mangia un cuore, un albero rosso sangue, figure ‘spaventose’ e persone che urlano. Spiega la dottoressa Paola De Rose, neuropsichiatra del Bambino Gesù referente del percorso “Child Care”: “I ragazzi che vengono nel nostro servizio portano nella mente e nel cuore i segni della violenza; alcuni li esprimono chiudendosi e buttandosi giù, altri mettendo in atto comportamenti dirompenti, alcuni congelano le emozioni, altri le fanno esplodere. Tutti, però, hanno la possibilità e il diritto di cambiare la traiettoria a cui la vita fino a questo momento li ha esposti. Ed è proprio il compito di noi adulti contribuire alla cura di queste ferite”.