Il senso della vita è la vita: questo è il forte messaggio di inclusione che emerge dall’incontro L’età senza senso, che si è tenuto nell’ambito del 38° Congresso nazionale della Società italiana geriatria ospedale e territorio. L’iniziativa si è svolta presso la suggestiva cornice delle Corsie Sistine, parte del complesso del Santo Spirito in Sassia, una struttura del 727 d.C., che costituisce uno dei più antichi ospedali del mondo. Tre donne di cultura, di temperamento e di diversa formazione sono state le ospiti d’onore del dibattito, dinanzi ad una platea di centinaia di specialisti geriatri, la scrittrice e giornalista Lidia Ravera, l’imprenditrice Anna Fendi, la scienziata nonché già parlamentare Paola Binetti. La vita può essere fonte inesauribile di vita, con l’entusiasmo e l’orgoglio di essere entrati nel terzo tempo dell’esistenza, con la conquista più importante: la libertà di essere e di stare al mondo. Politica, scienza, arte, impresa, impegno e formazione hanno prodotto un confronto che ha dimostrato il valore della vecchiaia, termine che si può sdoganare senza un’accezione negativa, contro lo stigma dell’ageismo. L’ultima parte della vita viene scansata e quasi cancellata, con uno stigma sociale che aumenta di continuo. Oggi si diventa vecchi pur sapendo di avere davanti a sé ancora 20 o 30 anni di vita. Occorre pertanto una rivoluzione del paradigma di vita, per considerare la vecchiaia un tempo utile, contro ogni pregiudizio.
Non ci due vecchiaie uguali
“Partiamo da un assunto: non ci sono due vecchiaie uguali, ognuno ha la sua – ha sottolineato Lidia Ravera, scrittrice di lungo corso e autrice recentemente di “Age Pride” (ed. Bompiani) -. C’è un’idea di disprezzo come se i vecchi fossero una categoria, cosa che in realtà non sono, ma non c’è da vergognarsi di questa o di altre età, né ci si deve rifugiare nel bisturi o nell’illusione di una bellezza passata. Tutte noi siamo contente di essere vive e di essere arrivate fin qui con il nostro bagaglio di allegrie, dolori ed esperienze”. “Io a volte mi sveglio di notte e rifletto, sentendomi ben diversa dall’età effettiva; poi il giorno successivo provo gratitudine per questa opportunità di riflessione e pensiero – ha commentato Anna Fendi -. Nella mia vita malgrado anche i dolori che ho vissuto essendo rimasta precocemente vedova, ho avuto la fortuna di immergermi e impegnarmi in un lavoro che non mi ha mai fatto annoiare, o sentirmi sola, pieno di creatività, curiosità, arte, bellezza. Gli affetti della famiglia mi hanno permesso di guardare sempre al futuro e di vivere anche una nuova stagione: dopo decenni nel mondo della moda come responsabile ufficio stile di Fendi, dal 2012 ho intrapreso una nuova sfida imprenditoriale legata a ricettività, turismo, servizi, inclusione, gusto e valorizzazione del Made in Italy. Ho da sempre favorito un invecchiamento attivo e contrastato il decadimento fisico attraverso ferree regole alimentari e una disciplina nello stile di vita”.
Quelle stesse regole a cui si è ispirata sempre la professoressa Paola Binetti, professore emerito al Campus Biomedico di Roma, per 40 anni medico universitario tra Italia e Spagna e per quasi 18 anni parlamentare tra Camera e Senato, oltre che attiva nel volontariato e nella formazione dei giovani. “Le persone in terza età possono portare il grande valore dell’esperienza che maturano nel contesto professionale, nelle relazioni umane, in tutto ciò per cui nella vita hanno sofferto per eventi spiacevoli e apprezzato cose belle – ha evidenziato Paola Binetti -. La saggezza dell’anziano deriva dal vissuto, non da ciò che ha letto o sentito: è sempre testimone del suo tempo, porta con sé le ferite, la propria vulnerabilità di chi ha ricominciato ogni volta cercando il senso delle cose e rilanciando gli affetti. La proiezione di sé dell’anziano comporta una straordinaria gioventù, perché è la freschezza del cuore che marca l’età. L’anziano inizia realmente a invecchiare solo quando pensa di non avere più nulla da dare agli altri e inizia a interrogarsi su ciò che gli altri possano dare a lui: quello è il segno dell’invecchiamento”. Alle tre ospiti d’onore è giunto un riconoscimento pubblico della Sigot e della comunità scientifica dei geriatri. Questi contributi hanno infatti permesso di arricchire con personali punti di vista un contesto già di per sé di alto livello per i contributi scientifici e sociali sviluppati. Dopo la recente legge 33 e i successivi decreti attuativi, assieme alle politiche sanitarie, alle terapie innovative e alla gestione condivisa del presente e del futuro di oltre 14 milioni di anziani in Italia, la Sigot si conferma profondamente coinvolta e impegnata per un miglioramento della qualità di vita della popolazione anziana.