La sezione controllo enti della Corte dei conti ha approvato, con delibera n. 110/2023, la relazione sulla gestione 2022 dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, chiamata alla valutazione del rischio alluvioni, all’individuazione delle relative zone di potenziale pericolo e alla predisposizione dei piani di gestione del rischio stesso, in sinergia con tutti gli organi istituzionali (tra cui 8 regioni, e 3.348 comuni) interessati alla difesa del suolo e allo sviluppo del bacino idrografico del Po.
Il conto consuntivo
Il conto consuntivo 2022 è il primo redatto dall’Autorità a partire dalla sua definitiva e completa istituzione (1° febbraio 2021), prevista – già nel 2006 – dal Codice dell’ambiente, che aveva recepito le disposizioni Ue e sostituito le preesistenti autorità di bacino, risalenti al 1989, con le attuali Autorità distrettuali. La costituzione e l’insediamento delle nuove Autorità ha avuto sviluppo complesso, oltre a un anomalo prolungamento dei tempi nella definizione dei criteri di attribuzione e trasferimento del personale e delle risorse finanziarie e patrimoniali delle precedenti autorità. I dati rilevati dalla Corte evidenziano, ciò malgrado, un avanzo di amministrazione (14.044.988 euro) quasi interamente disponibile e un risultato economico di esercizio (16.075.357) positivo. Ma i saldi complessivi di bilancio, il permanere di somme rimaste da pagare da tempo e la presenza di rilevanti economie di gestione – osservano i giudici contabili – danno chiara evidenza di tempi lunghi nel completamento delle attività istituzionali che, dopo gli eventi calamitosi del maggio 2023, dovranno orientarsi anche all’aggiornamento complessivo dei quadri conoscitivi relativi alle frane e agli alluvioni e alla revisione delle linee di assetto della pianificazione di bacino. Si colloca in questo contesto l’intesa operativa sottoscritta tra il commissario straordinario alla ricostruzione e la stessa Autorità distrettuale del fiume Po, per definire le attività connesse alla ricostruzione post alluvione sul territorio dell’Emilia-Romagna e, in parte, di Toscana e Marche. I recenti interventi normativi, conclude la Corte, oltre che definire un bilancio e una gestione finalmente strutturati, con organi in piene funzioni, dovrebbero consentire una più incisiva operatività dell’ente nei prossimi anni.