Dna, settant’anni e non dimostrarli. Nel 1953 la scoperta della famosa struttura a doppia elica grazie alla prima fotografia a raggi X della molecola della vita. L’immagine fu scattata nel laboratorio di Rosalind Franklin al King’s College di Londra. Da allora la storia della biologia è cambiata per sempre. La conoscenza del patrimonio genetico ha aperto nuove strade alla medicina, sempre più personalizzata e di precisione. Ha offerto nuovi strumenti per contrastare le malattie rare e per curare patologie che possono rivelarsi aggressive. Al Dipartimento di biologia cellulare, computazionale e integrata – Cibio – dell’Università di Trento l’iniziativa per celebrare questo anniversario importante. Una tavola rotonda con esperti, ricercatori e ricercatrici, per ripercorrere i passaggi salienti della scoperta e raccontare scenari e prospettive future della ricerca. Poi l’inaugurazione di una mostra con le opere di Fulvio Bernardini, in arte Fulber, che per l’occasione ha disegnato tavole illustrate dedicate al Dna. Tante le persone che hanno deciso di trascorrere qualche ora di questo sabato mattina nelle aule e nei laboratori di Povo, per conoscere più da vicino il DNA e incontrare chi lo studia. Come è nata l’idea di questo evento lo spiega Marta Biagioli, docente al Dipartimento Cibio.
“La scoperta della struttura del Dna, il codice della vita, rappresenta una pietra miliare nella Biologia. Questa molecola che racchiude le informazioni per il corretto funzionamento di ogni organismo vivente, batteri, animali e piante, costituisce il fondamento dell’attuale ricerca biomedica. Vista la sua cruciale rilevanza per ogni ambito dei nostri studi, abbiamo pensato di celebrare questo anniversario con una mostra che potesse essere un’occasione di incontro e comunicazione con i cittadini, un momento per parlare di scienza e ricerca, in un linguaggio semplice”. Prezioso, in questo, il contributo di Fulvio Bernardini, in arte Fulber, che fornisce una lettura diversa della storia del Dna, utilizzando il fumetto e i suoi personaggi Gary e Spike per raccontare, in modo facile e immediato, le tappe salienti della storia. “Per Rosalind Franklin il Dna era lo strumento definitivo per esplorare l’identità umana. Forse proprio per questo, la corsa all’identificazione della struttura del Dna è stata una delle competizioni scientifiche più avvincenti e per certi aspetti frustranti nella storia della biologia”, ha sottolineato Paolo Macchi, direttore del Dipartimento Cibio soffermandosi su alcuni aspetti della storia di questa rivelazione storica.