Sono oltre 60mila in Trentino le persone che soffrono di incontinenza fecale o urinaria, disturbi considerati tabù, altamente debilitanti e che spesso costringono i pazienti a fare riferimento a strutture diverse sul territorio. Da oggi non sarà più così, grazie al nuovo Centro per la proctologia e la neuromodulazione sacrale dell’ospedale di Cavalese, un luogo, non solo fisico, dove i pazienti vengono valutati e presi in carico da un team multidisciplinare e possono accedere rapidamente ad un percorso di diagnosi e cura in grado di gestire globalmente i loro disturbi, attraverso l’approccio terapeutico più appropriato. Tutto ciò con l’obiettivo di restituire e garantire una qualità di vita migliore. Grazie alla collaborazione tra l’Unità operativa di chirurgia di Cavalese e l’Unità operativa multizonale di urologia, è nata una nuova realtà ospedaliera per la diagnosi e cura dell’incontinenza urinaria e fecale, capace di garantire attraverso diversi specialisti tutte le terapie previste dalle linee guida internazionali, comprese quelle ad alta intensità assistenziale. Quando le terapie conservative come la farmacoterapia e la riabilitazione del pavimento pelvico risultano inefficaci nel controllare disturbi legati al controllo dell’intestino e della vescica, una soluzione innovativa è rappresentata dalla neuromodulazione sacrale, tecnica che favorisce il controllo dei disturbi attraverso l’invio di impulsi elettrici ai nervi sacrali che controllano gli organi deputati alla continenza.

La neuromodulazione

La neuromodulazione è una pratica esistente da diversi anni che si è molto evoluta attraverso sistemi sempre più miniaturizzati e confortevoli, inseriti a livello percutaneo con un procedimento mininvasivo in anestesia locale. Il sistema di neuromodulazione è costituito da un neurostimolatore, un elettrocatetere e un programmatore in dotazione per il paziente. Il neurostimolatore invia lievi impulsi elettrici al nervo sacrale attraverso l’elettrocatetere; il paziente percepisce generalmente una leggera sensazione di formicolio non fastidiosa. Con un programmatore esterno il medico regola lo stimolatore in modo da ottimizzare la terapia per ogni paziente. Attraverso il piccolo telecomando fornitogli in dotazione, il paziente può a sua volta accendere, spegnere e regolare l’intensità della stimolazione. La tecnica prevede una fase iniziale di test, tra le due e le sei settimane, che permette ai medici del centro di valutare la responsività al trattamento prima dell’impianto definitivo del neurostimolatore.

I pazienti

I pazienti che hanno bisogno di questo tipo di impianti possono dunque fare riferimento al centro per la proctologia e la neuromodulazione sacrale di Cavalese, diretto dal primario della chirurgia di Cavalese, Luigi Pellecchia, in collaborazione con Tommaso Cai, direttore facente funzioni dell’U.o.m. di urologia e con il supporto del direttore dell’Unità operativa di anestesia di Cavalese Gerardo Liguori. Il centro ha già maturato molta esperienza nell’utilizzo di questi nuovi speciali «pacemaker» impiantati con tecnica mini invasiva, una realtà che non esisteva nelle strutture Apss, costringendo i pazienti ad andare fuori provincia. Questi dispositivi, grandi poco più di una moneta da 2 euro, sono in grado normalizzare da un punto di vista neurologico e funzionale il quadro clinico compromesso dell’incontinenza. I neuromodulatori si sono rivelati molto efficaci anche nel trattamento di pazienti sottoposti a resezione del retto per neoplasia, che hanno sviluppato forme di incontinenza fecale.