I volti sono sorridenti e rilassati. Il clima festoso. La platea colorata e allegra, illuminata dal sole. Dopo tanto studio, sacrifici e giornate sui libri, il giorno della laurea è finalmente arrivato. In piazza Fiera a Trento 491 studenti e studentesse delle lauree triennali dei dipartimenti e dei centri dell’Università di Trento hanno coronato il loro percorso di studi, diventando neodottori e neodottoresse. La cerimonia di laurea pubblica, la numero 14 (la prima si tenne nel novembre 2015) si è svolta come da tradizione con i riti che la contraddistinguono. Un evento che conserva fascino e storia. Dopo il momento della vestizione, a Palazzo Sardagna, il corteo accademico composto da direttori e direttrici dei 15 dipartimenti e centri dell’ateneo, da prorettori e prorettrici, e dal rettore, ciascuno con la propria toga, ha sfilato fino a raggiungere piazza Fiera. Ad accoglierlo, sulle note dell’inno nazionale eseguito dall’Orchestra UniTrento con la Corale polifonica, gli studenti e le studentesse in trepida attesa, i loro cari, gli amici, la città intera che con l’Università ha da sempre un forte legame che si rinsalda con questa cerimonia pubblica.

Guardare al futuro

Il rettore Flavio Deflorian nel congratularsi ha esortato a guardare avanti, al loro futuro. “Vi invito a pensare a questa giornata come ad un momento di transizione e non come un punto d’arrivo. Alcuni di voi proseguiranno gli studi, magari proprio a Trento, altri sceglieranno di intraprendere una professione. In tutti i casi il mio augurio, il nostro augurio, è che tutto ciò che desiderate, per cui avete lavorato sodo in questi anni, possa trovare piena realizzazione. E spero possiate conservare per sempre un legame con l’Università di Trento, anche se magari le vostre strade vi porteranno lontano”. Nel suo discorso il rettore ha raccontato che pensando ai profondi cambiamenti degli ultimi sessant’anni, gli sono venute in mente due parole: cambiamento e continuità.

Il valore del cambiamento

“Partiamo dalla parola cambiamento. Le laureate in questa piazza sono circa 40 di più dei compagni laureati – ha evidenziato il rettore – e questa prevalenza femminile è ormai una costante da molti anni. Oggi in Italia su 100 laureati 60 sono donne. All’inizio degli anni Sessanta le donne rappresentavano il 32% dei laureati. Poi qualcosa è cambiato. Si sono verificati importanti mutamenti sociali e culturali e in circa trent’anni anni il numero di donne laureate ha prima affiancato e poi superato quello dei colleghi maschi”. A cambiare è stata l’Università stessa, cresciuta nel tempo, ma anche il territorio trentino si è trasformato negli ultimi sessant’anni. “Provincia che da terra povera, con una struttura economica arretrata, è diventata una realtà all’avanguardia, al vertice delle classifiche che misurano la qualità della vita, dei servizi, della ricerca e dell’innovazione e l’Università è stata il motore di questo cambiamento”, ha ribadito Deflorian. Il cambiamento comporta sfide, incertezze ma anche opportunità. E qui si inserisce la seconda parola che il rettore ha scelto per questa giornata: continuità.

Il rettore Flavio Deflorian.

Univerità è volano di sviluppo sociale

“Nel corso dei secoli le Università hanno contribuito a creare e diffondere conoscenze avanzate, fungendo da volano per lo sviluppo sociale, culturale ed economico. Ogni generazione di giovani ha affrontato sfide uniche e complesse, che definiscono lo spirito di un’epoca. Sono certo che anche voi – ha detto il rettore rivolgendosi alle laureate e ai laureati – farete la vostra parte. Oltre questa piazza c’è un mondo che ha bisogno della vostra creatività e della vostra intelligenza per rispondere alle grandi sfide della contemporaneità: cambiamento climatico, transizione energetica, lotta alla disuguaglianza sociale e di genere, sviluppo sostenibile. Offrirete un contributo significativo al vostro tempo, con l’entusiasmo e la voglia di cambiamento che sono propri delle giovani generazioni. E spero continuerete a portare nel vostro domani i valori che abbiamo cercato di trasmettervi: libertà di pensiero, senso critico, rispetto, responsabilità, impegno”.