Le società si basano sempre di più su algoritmi e altri meccanismi per prevedere e pianificare il futuro. Tecniche e modelli predittivi trovano largo impiego in vari settori: dalla meteorologia alla medicina all’economia. Metodi e proiezioni spesso hanno rilevanza anche nell’orientare scelte politiche e opinione pubblica. Si tratta di un’esperienza condivisa e la pandemia da Covid-19 è stato un caso emblematico. Più sorprendente è scoprire che le strategie utilizzate oggi per appropriarsi del futuro non sono un’invenzione recente, ma il risultato di secoli di storia del pensiero della civiltà europea. E che solo in tale prospettiva possono essere comprese in profondità, reinterpretate e valorizzate. Ne è convinta la Siepm (Société internationale pour l’étude de la philosophie médiévale), realtà fondata nel 1958 per promuovere lo studio del pensiero medioevale e che oggi conta oltre mille aderenti di 57 diversi Paesi del mondo. Studiosi e studiose che si daranno appuntamento all’Università di Trento dal 12 al 15 settembre 2023 per il loro 27esimo colloquium annuale dedicato ai dibattiti medievali sulla previsione del futuro “Medieval Debates on Foreknowledge: Future Contingents, Prophecy, and Divination”. È la terza volta che la Siepm sceglie l’Italia come sede dei lavori. Referenti locali sono Alessandro Palazzo (vice presidente Siepm) e Irene Zavattero del Dipartimento di lettere e filosofia dell’Università di Trento.
La preconoscenza
Alessandro Palazzo spiega: “Nel Medioevo la preconoscenza, intesa sia come prescienza divina sia come capacità umana di prevedere eventi futuri, è stata oggetto di approfondite ricerche condotte in diversi ambiti disciplinari. La spinta alla previsione del futuro era profondamente radicata nel presente: i “professionisti” della divinazione erano consultati su molteplici questioni di ordine pratico e i loro pronostici inducevano a riconfigurare le scelte e le condotte dei singoli e delle società. Le previsioni avevano anche una funzione terapeutica perché contribuivano a dissipare le ansie e le paure legate all’incertezza del futuro. Si tratta di meccanismi non molto dissimili da quelli tipici della società attuale, nella quale i processi previsivi giocano un ruolo fondamentale in funzione della trasformazione del presente (si pensi alle previsioni del tempo, alle proiezioni economiche e ai modelli epidemiologici)”.
I contributi
Al centro delle giornate trentine ci saranno le teorie e i contributi degli autori medievali. Il convegno mira a indagare i concetti fondamentali delle teorie e delle pratiche della previsione, senza trascurare i fattori sociali, politici e religiosi che nel Medioevo caratterizzavano quelle teorie e quelle pratiche. Lo studio dei dibattiti medievali contribuirà anche a una migliore comprensione storica dei moderni metodi predittivi. “Il convegno si propone di esplorare diverse costellazioni concettuali. Innanzitutto, i futuri contingenti ovvero la questione di come sia possibile conciliare la prescienza con gli atti della libera volontà umana. Si tratta di una questione posta originariamente da Aristotele nel “De interpretatione” e che nel Medioevo assume una forte connotazione teologica perché si crede che solo Dio possa davvero preconoscere il futuro. Altro tema cruciale sarà la profezia: quella di ispirazione divina, come quella di carattere naturale. Saranno prese in esame anche le previsioni di carattere scientifico – le prognosi mediche, i pronostici dell’astrologia e delle altre forme di divinazione – finalizzate a rispondere agli interrogativi molto concreti che gli uomini del Medioevo rivolgevano agli specialisti della divinazione: “Guarirò da una malattia? Come sarà il raccolto? Tornerò sano e salvo da un viaggio?”. Un confronto su queste forme di previsione può aiutare a fare luce sul modo in cui i pensatori medievali concepivano la conoscenza del futuro” conclude Palazzo.