Sono necessarie iniziative coordinate e raccordi costanti fra tutti i soggetti coinvolti nella progettazione, nella realizzazione e nel monitoraggio degli interventi finalizzati al contrasto del grave rischio idrogeologico del sistema idrico del Gran Sasso. E’ quanto evidenzia la Corte dei conti nell’analisi condotta sull’attività svolta dalla struttura commissariale istituita per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso e del sistema di captazione delle acque potabili. Nel documento, approvato con delibera n. 36/2023/G, la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato ha rimarcato l’importanza della collaborazione, anche attraverso l’indirizzo e il coordinamento della presidenza del Consiglio dei ministri, di tutte le amministrazioni interessate, sia per far fronte alle problematicità esistenti, sia per il raggiungimento degli obiettivi secondo i tempi fissati nel cronoprogramma.
Le criticità
Tra le criticità rilevate dai giudici contabili vi sono soprattutto le maggiori spese previste per la complessiva realizzazione dell’opera (180 milioni di euro) rispetto ai 120 attualmente disponibili, con la conseguente necessità, segnalata anche dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, di un’apposita iniziativa legislativa in materia. Di particolare rilevanza sono, inoltre, i possibili rischi legati alla captazione delle acque dai laboratori del Gran Sasso, in caso di dissequestro delle condotte idriche attualmente oggetto di provvedimento cautelare su iniziativa della procura della Repubblica di Teramo. La Corte ha, infine, ribadito il necessario rispetto dei tempi prefissati, anche in virtù del fatto che il completamento dell’opera, previsto in fase istruttoria entro il 2025, è stato rinviato al primo semestre 2029.