Se nell’esame di una crisi di carattere finanziario, economico o sanitaria al fine di semplificarla si tralasciano dei dettagli che appaiono non importanti, ma che tali non sono, la descrizione finale risulta non solo incompleta, ma distorta e le soluzioni assolutamente errate. Questo è un problema che il professor Luigi Pastorelli del Gruppo Schult’z ha definito come il problema di identificare le variabili omesse. In relazione a ciò ha sviluppato con una sua allieva Francesca Caterina Vetrano uno specifico modello di cui andiamo a descriverne gli aspetti significativi e soprattutto le sue applicazioni in ambito economico.
L’approccio
Sul presupposto che l’ approccio da valutatore del rischio utilizzata dal Gruppo Schult’z si differenzia dal tradizionale approccio di risk management ( che si rivolge ai rischi piu’ o meno prevedibili, assoggettabili ad attività di monitoraggio, metodi di simulazione, matrici quantitative ) in quanto si occupa prettamente dei rischi volatili, caratterizzati da incertezza , se ne evidenzia la caratteristica peculiare, esso è un procedimento logico e scientifico che elabora numericamente mediante una specifica funzione numerica un insieme di informazioni sul presupposto che non è sufficiente avere le informazioni su un determinato scenario se non si ha la capacità di capire a che cosa quelle informazioni conducono. Nella propria analisi il valutatore del rischio parte da dati parziali, ricavando poi alcune correlazioni idonee alla valutazione di un fenomeno nel suo aspetto generale. Questo nuovo approccio permette di effettuare delle analisi predittive su fenomeni di cui ancora si conosce pochissimo in relazione al loro impatto economico e occupazionale.
Gli impatti
Si pensi ad esempio all’ impatto economico dei principi del diritto islamico sulle decisioni strategiche attuate da un Fondo sovrano di diritto islamico che decide di investire sempre piu’ spesso come stà accadendo anche in Italia in settori quali il fashion e il food. In tale ambito l’analisi effettuata dal gruppo Schult’z mediante l’approccio di cui sopra evidenzia questo dato: si puo’ stimare un impatto economico sul settore fashion e food consistente in un incremento del proprio giro d’affari su base annua rispettivamente del 35% e del 50%. Al tempo stesso si puo’ stimare un incremento occupazionale sui seguenti settori su base annua rispettivamente del 5% e del 12%. Da considerare che il modello numerico utilizzato ha considerato anche come variabili omesse le seguenti tendenze demografiche: entro il 2050 la popolazione mondiale passerà dagli attuali 6 miliardi a 9 miliardi registrando un incremento del 50%. Il 98% di questa crescita sarà generato da quello che oggi definiamo il “ mondo dei mercati emergent”. Nei prossimi decenni la popolazione dell’Africa includendo il Medio Oriente potrebbe aumentare di 800 milioni di persone, cio’ porterebbe la popolazione Africana a costituire il 35% di quella mondiale. Mentre la percentuale ascrivibile all’Asia supererebbe il 50%”.
L’analisi
Attualmente l’analisi condotta dal professor Luigi Pastorelli e dalla sua allieva Francesca Caterina Vetrano si sta applicando anche alla disamina dell’incidenza sugli utili delle Imprese alimentari o energetiche a seguito delle variazioni climatiche in un determinato contesto . L’ analisi effettuata in relazione all’ aumentare del costo energetico evidenzia questo dato: l’impatto economico vede sulle Imprese che operano nel settore del food una perdita annua del proprio volume d’affari del 15%; l’impatto occupazionale vede una perdita occupazionale su base annua del 4%.