34 associazioni della società civile europea e realtà che rappresentano consumatori e aziende impegnate nella produzione di proteine a base vegetale scrivono una lettera – promossa dall’Associazione essere animali e sostenuta dalla European Alliance for Plant-based Foods – indirizzata alla Commissione agricoltura della Camera dei deputati per chiedere di essere auditi e poter evidenziare tutte le criticità della proposta di legge presentata nella Commissione competente alla Camera dal titolo Disposizioni in materia di denominazione dei prodotti alimentari contenenti proteine vegetali. La proposta intende vietare per i prodotti a base vegetale l’utilizzo di nomi tipici dei prodotti di carne, come burger, salsiccia, würstel, cotoletta e altri, senza considerare la necessità di una transizione verso un sistema alimentare più resiliente e sostenibile e il danno economico che questo creerebbe a un settore in crescita in Italia e in Europa. Anche la Commissione europea con la strategia Farm to Fork e le Nazioni Unite hanno evidenziato più volte il ruolo fondamentale delle proteine a base vegetale in una dieta sostenibile volta a contrastare la crisi climatica. L’introduzione del disegno di legge in Italia segue i tentativi delle autorità di regolamentazione e dell’industria dell’agricoltura animale in altre parti del mondo – tra cui Francia, Belgio e Repubblica Ceca – di limitare l’etichettatura della carne e dei prodotti lattiero-caseari di origine vegetale, mentre le alternative continuano a crescere in popolarità e quota di mercato. Nella Ue una proposta simile è già fallita, dopo che il Parlamento europeo ha rigettato l’iniziativa nell’ottobre 2020, nonché, pochi mesi più tardi, un’altra che voleva introdurre ulteriori restrizioni per le bevande vegetali alternative al latte. È chiaro che in Europa non si vuole porre censura su questi prodotti, e con questa legge l’Italia andrebbe contro la tendenza e le indicazioni delle istituzioni europee.
Il sondaggio
Le associazioni rimarcano anche che secondo un sondaggio pubblicato nel 2020 da Beuc (The European Consumer Organization) l’88% degli italiani si è espresso a favore dell’utilizzo di questi termini. “I prodotti a base vegetale sono sempre più consumati dai cittadini italiani, molti tra questi scelgono di variare la loro alimentazione per tutelare la propria salute e l’ambiente e per una maggiore sostenibilità del nostro sistema produttivo. Questa proposta va contro la sensibilità e le scelte di cittadini e consumatori italiani ed è un tentativo palese di rallentare la crescita di questo mercato e di bloccare i piani europei per un sistema alimentare sostenibile”, dichiarano le assciazioni che hanno aderito alla lettera promossa da Essere Animali e sostenuta anche dalle realtà che rappresentano le aziende produttrici, come la European Alliance for Plant-based Foods. Come specificato dalla Commissione europea nel recente report sulla sicurezza alimentare il cibo contribuisce per circa il 45% dell’impatto ambientale dei consumatori Ue, e – includendo le emissioni relative alla produzione, trasporto e lavorazione dei mangimi – il settore zootecnico è responsabile per l’81-86% delle emissioni totali di gas serra dell’agricoltura. Passare a diete basate maggiormente sulle proteine vegetali è quindi necessario per ridurre l’impatto climatico dell’intero sistema alimentare. Inoltre, le alternative vegetali sono nutrienti, proteiche e presentano spesso anche vantaggi in termini di salute, come l’assenza di colesterolo e la minore presenza di grassi. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato nel 2015 che la carne rossa lavorata è cancerogena e che la carne rossa è probabilmente cancerogena, sulla base di oltre 800 studi.