“Un alimento accessibile, facile da preparare e che mette d’accordo tutti, ma pochi conoscono il lavoro che c’è dietro ad un piatto di pasta, a cominciare dalla materia prima, che si ottiene dalla produzione agricola. Per continuare a produrre cibo eccellente sotto il profilo organolettico e ad elevati standard di qualità, quali sono i nostri, è indispensabile sostenere il comparto cerealicolo italiano, perché servono investimenti importanti”. Lo afferma Confagricoltura in occasione del World pasta day che si celebra oggi, facendo presente che la pasta è “uno dei simboli cardine della dieta mediterranea”, e ribadendo “l’importanza di rimettere il comparto cerealicolo al centro dell’agricoltura nazionale”.
Simbolo del made in Italy
“Produzione simbolo del made in Italy, la pasta subisce anch’essa le ripercussioni indirette del clima pazzo e i rincari record dei costi di produzione scatenati dalla crisi energetica conseguente al conflitto Russia-Ucraina, e dunque va salvaguardata – dice Confagricoltura -, l’Italia è infatti il primo Paese produttore di pasta, con 3,6 milioni di tonnellate l’anno, per oltre il 60% esportata”. Secondo un’elaborazione del centro studi di Confagricoltura, la coltivazione di frumento duro nel nostro Paese copre 1,26 milioni di ettari di superficie ed è la coltura più estesa in Italia, con una produzione raccolta totale di oltre 3,9 di tonnellate. Tra le regioni con maggiore presenza degli ettari coltivati a grano duro rispettivamente Puglia con 344.700 ettari e 688mila tonnellate di produzione raccolta; Sicilia con 272.405 ettari e 813mila tonnellate e Basilicata con 115.236 ettari per 321mila tonnellate, spiccano nella top five’ delle regioni italiane di produzione anche Emilia Romagna e Marche che, rispettivamente con 85mila e 90mila ettari, producono 375mila e 467mila tonnellate di frumento duro.