Da uno studio europeo coordinato dall’Università di Trento arriva la conferma che l’associazione tra quantità numeriche e spazio ha una base biologica. Vale a dire che la capacità di disporre i numeri nella direzione da sinistra a destra è innata. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, ha dimostrato che il modo in cui predisponiamo i numeri nello spazio mentale ha un’origine biologica e non culturale, come si potrebbe pensare. Per arrivare a questo risultato il team di ricerca ha osservato gli Himba, una popolazione indigena della Namibia che possiede solo una cultura orale, con conoscenze matematiche limitate e nessuna scolarizzazione formale. Hanno poi confrontato il loro comportamento con quello di persone italiane sia di età adulta che di età prescolare scoprendo che, di fronte a esperimenti adottati di solito con esseri viventi non verbali, come animali e neonati, il risultato è lo stesso: tutti e tre i campioni di popolazione collocano i numeri piccoli a sinistra e quelli grandi a destra.

Lo studio

La prima firmataria dello studio è Elena Eccher del Centro interdipartimentale mente e cervello dell’Università di Trento, che si è avvalsa della collaborazione di colleghi anche di diversi laboratori universitari di ricerca francesi. Il lavoro è stato coordinato dalla professoressa Manuela Piazza e dal professor Giorgio Vallortigara, entrambi docenti al Cimec. “Questi risultati suggeriscono che gli esseri umani possono presentare due forme di associazioni numeriche spaziali – ha spiegato Elena Eccher -. Una che emerge nei compiti impliciti ed è biologicamente determinata. L’altra, che si osserva nei compiti di ordinamento esplicito e che è determinata da fattori culturali e sociali”. A rafforzare questa conclusione, anche un ulteriore elemento. I sistemi di scrittura e lettura orientati da destra verso sinistra sono una minoranza nella totalità delle lingue scritte. “Questo si lega bene con la nostra idea esiste una specie di bias cognitivo che è prodotto dalla biologia – ha aggiunto il professor Vallortigara -. La quale però non stabilisce sentenze scritte nella pietra. C’è sempre la possibilità di un cambiamento che sopraggiunge con il sistema di apprendimento e quello culturale”.