Via libera al percorso di costituzione di un nuovo Osservatorio-laboratorio sulla sostenibilità. Il progetto partecipato proposto dall’ateneo trentino ha ricevuto oggi alla facoltà di giurisprudenza un primo avvallo da parte di una significativa rappresentanza di istituzioni e portatori di interesse del territorio. L’occasione è stata la due giorni dedicata alle sostenibilità, che tra ieri e oggi ha ospitato il dibattito tra le varie aree disciplinari interne all’ateneo e, per la prima volta in modo strutturato, si è aperto anche oltre i confini della comunità accademica. La conferenza è stata pensata come momento di riflessione e di sintesi sui lavori del progetto triennale condotto nell’ambito di quanto previsto dal Piano strategico di ateneo. Dopo una prima fase di confronto interno che ha coinvolto i vari dipartimenti, ora per il gruppo di lavoro dell’Università è il momento di aprirsi alla società civile e alle istituzioni. L’utilità di un Osservatorio- laboratorio condiviso sui temi della sostenibilità è stato l’interrogativo attorno a cui si è orientata la discussione nell’arco delle due giornate. Un concetto, quello della sostenibilità, che è stato affrontato seguendo tre filoni principali: la sostenibilità ambientale, quella sociale e quella economica, sempre considerate in prospettiva multidisciplinare.
Gestione dati
La prima sessione si è focalizzata sull’importanza dell’acquisizione e della gestione dei dati per l’efficacia degli interventi, ma anche della corretta individuazione delle aree di vulnerabilità. È emersa poi la questione della corretta distribuzione delle competenze fra i livelli istituzionali. Nella seconda sessione, si è sottolineato come gli obiettivi di sostenibilità sociale, oggi espressi principalmente in ambito europeo, siano riconducibili sul piano interpretativo a varie norme costituzionali. Il problema starebbe dunque nella scelta degli indicatori da prediligere per la misurazione della sostenibilità sociale. E poi il nodo della comunicazione pubblica, leva necessaria a creare consapevolezza delle problematiche nella cittadinanza. La terza sessione, infine, si è soffermata sul principio giuridico dell’equilibrio del bilancio pubblico, sul ruolo del della sostenibilità economica e del bilancio nelle imprese e sugli strumenti per tener conto di più ampi obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale all’interno delle imprese.
Punto chiave
Punto chiave su cui tutti hanno mostrato di concordare, la necessità di un sostegno forte, fin dall’inizio del progetto, da parte delle istituzioni del territorio. Appoggio che è arrivato direttamente dai rappresentanti delle varie categorie portatrici di interesse, tra cui Ispat, Trentino Sviluppo, Confindustria Trento, Tsm e Banca d’Italia. Il loro coinvolgimento ha avuto un duplice scopo: da un lato, ragionare insieme sulla possibilità di azione di un nuovo osservatorio-laboratorio. Su quanto questo possa essere realmente incisivo rispetto alle esigenze territoriali. Dall’altra parte, quale fisionomia potrebbe eventualmente avere questo osservatorio. “La costituzione di un osservatorio-laboratorio è particolare di per sé – chiariscono i professori Pierluigi Novi Inverardi, Anna Simonati e Roberta Raffaelli, referenti del progetto -. Perché da un lato ci si propone di monitorare gli indicatori dei dati riguardanti l’evoluzione sostenibile a livello territoriale. Dall’altra, che riguarda più l’aspetto laboratoriale, si vuole partecipare alla costruzione di scenari, coinvolgendo nelle decisioni la componente istituzionale. Proprio questa, la componente istituzionale, è stata protagonista nella tavola rotonda di fine mattinata. Abbiamo voluto riportare alla politica e alle istituzioni i risultati delle riflessioni maturate nell’arco del progetto e della conferenza di ieri, in termini di priorità e di interessi sulla promozione della sostenibilità. Ma anche ascoltare con ancora maggiore attenzione le esigenze della politica e delle istituzioni, allo stesso tempo richiamandole a una presa di posizione e assunzione di responsabilità su un tema che sta molto a cuore non soltanto all’ateneo ma alla società tutta. E poi verificare la disponibilità delle stesse istituzioni a collaborare nel mettere a disposizione dati e risorse per rendere possibile lo studio della situazione”.