La Società italiana di medicina interna, la più società scientifica italiana più longeva di tutte, è stata protagonista della 125° edizione del suo congresso annuale. Un numero importante, per una società di 137 anni (la Simi è stata fondata nel 1887), che offre l’occasione per un bilancio dello stato di salute di questa prestigiosa società, che è tra le più ‘giovani’ di tutte, nonostante la sua veneranda età: il 70% dei suoi soci è under 40. Lo facciamo insieme al professor Giorgio Sesti che è al termine del suo mandato come presidente Simi.
La vocazione per la formazione
“Uno dei fiori all’occhielli della Simi è la formazione – esordisce il professor Giorgio Sesti, presidente della Simi – come testimonia anche l’importante posizionamento, all’ottavo posto, nella graduatoria dei provider di Ecm, rilasciata dall’Agenas. La Simi, in contrasto con la sua vetusta età ha il 70% di soci under 40, per cui è una società scientifica molto giovane; questo perché i giovani da noi trovano sia un’offerta formativa di elevata qualità, sia delle attività professionalizzanti che integrano l’insegnamento delle scuole di specializzazione. Molto apprezzati sono i nostri corsi monografici sull’interpretazione dell’Ecg, sulla niv (terapia per l’insufficienza respiratoria) e soprattutto un corso di ecografia pluriennale per tutte le attività ecografiche al letto del malato (ormai l’ecografia è un po’ il fonendoscopio del terzo millennio). E in grande crescita è anche il numero dei soci: solo nel triennio della mia presidenza ne abbiamo accolti altri 1.500, fino ad arrivare oggi a 4.800 soci”.
La Simi paladina della ricerca
“Per il terzo anno consecutivo – ricorda il professor Sesti – abbiamo finanziato attività di ricerca, conferendo 4 grant per un importo di 25 mila euro l’uno, a ricercatori under 40, proprio per valorizzare l’attività di ricerca dei giovani. La medicina interna peraltro occupa un prestigioso quarto posto nel ranking internazionale di Shimago, per la qualità della ricerca, misurata come ‘indice citazionale’. Siamo dietro a Stati Uniti e Uk, ma davanti a nazioni fortissime in questo campo, come Germania o Giappone, che possono disporre di enormi finanziamenti per la ricerca. Questo a dimostrazione ulteriore che la medicina interna non è solo un’attività ‘generalistica’, che tratta pazienti complessi o i bed blocker che occupano i posti letto in ospedale. L’attività di ricerca nel campo della medicina interna è un’eccellenza assoluta dell’Italia, riconosciuta anche a livello internazionale”.
La Simi punto di riferimento per le linee guida
“Siamo stati coinvolti come società scientifica dall’Istituto Superiore di Sanità – rivela il professor Giorgio Sesti – per redigere decine di linee guida e di procedure di buona pratica clinica; daremo dunque il nostro contributo per modernizzare una serie di approcci diagnostico-terapeutici a patologie sia di interesse squisitamente internistico, che specialistico. Abbiamo inoltre fatto partire una serie di progetti real world, che utilizzano la rete della medicina interna e il nostro database, per dare risposta ad una serie di quesiti clinici (ad esempio l’impiego di anticoagulanti in chi ha avuto un’emorragia gastro-intestinale, l’impiego dell’ecografia per diagnosticare una polmonite e altro ancora) che rappresentano dubbi aperti nella pratica clinica quotidiana e ai quali i trial clinici non hanno dato finora risposta. Abbiamo inoltre messo a disposizione delle autorità regolatorie e sanitarie il nostro database, che contiene preziose informazioni rispetto al tipo di pazienti ricoverati nei nostri reparti, alle patologie più frequenti, alla degenza media per principale patologia del ricovero, alle complicanze durante il ricovero. Da questo mix tra dati clinico-biologici e clinico-amministrativi (diagnosi di dimissione, esiti, durata delle degenze) potranno scaturire importanti informazioni per migliorare la nostra performance clinica e le cure per i pazienti ricoverati”.
Cambia lo statuto della Simi
“Abbiamo deciso di diventare sempre più omnicomprensivi – afferma il professor Sesti – e di accogliere sempre più tra le nostre fila anche il mondo ospedaliero. Per questo, a partire da quest’anno abbiamo apportato una modifica allo statuto societario, aumentando il numero dei consiglieri che lavorano in ospedale e riducendo al contempo la quota degli universitari. Questo perché la nostra mission è quella di una società inclusiva e universalistica. Molti dei nostri soci giovani, pur andando a lavorare in ospedale, continuano ad avere come punto di riferimento la Simi. Abbiamo dunque voluto apportare questa modifica al nostro statuto perché vogliamo che questi internisti ospedalieri continuino ad essere soci attivi della Simi”.