Tellas, Franco Fasoli, Joys e Orion; infine Pixel Pancho. Sono questi gli street artist che selezionati per la stagione estiva 2024 del progetto The Wallà. Fino a settembre si alterneranno nella piccola frazione di Riese Pio X, installando piccoli cantieri, dipingendo, utilizzando spray e tecniche innovative per dipingere cinque muri di altrettante abitazioni del centro di Vallà.
Saranno loro i protagonisti della quarta stagione dell’iniziativa che ha il fine di donare una nuova vita al borgo trevigiano, attraversato da una strada dove transitano trentamila veicoli al giorno e abitato da circa tremila persone. L’associazione di promozione sociale Collettivo Bocaverta ha avviato questo progetto pilota con l’intento di modificare il percepito degli spazi, dando nuova identità ai luoghi del paese (dal parco giochi di periferia alla piazza centrale, passando per condomini e abitazioni perse nella campagna) attraverso la bellezza della street art.
Paese cambierà ancora
“Il nostro paese questa estate cambierà ancora una volta – spiega Mauro Berti, portavoce di The Wallà -. Fino ad oggi, sono stati realizzati una ventina di murales, tra di loro anche due imponenti progetti collettivi: mille persone hanno scritto la storia di Pinocchio, decine di poeti hanno scritto la loro poesia sui muri di recinzione di un edificio lungo la strada. Negli ultimi quattro anni migliaia di turisti hanno camminato per le sue vie, per meravigliarsi della bellezza della street art: tra le opere più apprezzate, quelle di artisti di livello internazionale come EricailCane, Stenlex, Millo e Agostino Iacurci. Registriamo un interesse da tutta Italia per l’iniziativa, che valorizza e riqualifica il nostro borgo”.
Il primo cantiere portato a termine quest’estate è stato quello di Tellas, pseudonimo di Fabio Schirru, artista sardo. L’opera si inserisce in una nuova serie di lavori chiamato “patterns and grids”, uno studio suggerito dalla parete ricca di finestre con balconi che, a seconda se siano chiusi o aperti, diventano parte integrante dell’opera. “L’impressione che se ne ricava è una scansione ripetuta di elementi botanici che creano un ritmo vitale e dinamico assolutamente lirico e corale – spiega la critica d’arte Antonella Alban -. Sembra un gioioso inno alla natura sintetizzato attraverso patterns organici cadenzati in modo armonico, accompagnati da griglie con le stesse tinte delicate e da paesaggi visti dall’alto. L’artista ristabilisce l’ordine codificato per ribadire la basilare importanza degli ecosistemi”.
Il programma
In questi giorni sarà aperto anche il cantiere di Pixel Pancho, artista torinese, classe 1984. Il suo progetto artistico nasce nel lontano 2001, con l’intento di stabilire un punto di contatto tra il mondo umano e quello dei robot, dando così vita ad una nuova umanità metallica. Nel mese di luglio The Wallà ospiterà Franco Fasoli, artista argentino di origine italiana che crea murales figurativi di grande formato, utilizzando tecniche mutuate dall’arte scenografica. Jaz esplora il concetto di identità, individuale e culturale, rappresentando nelle sue opere delle creature ibride, in parte uomini e in parte animali. A settembre sarà invece l’ora di Cristian Bovo, in arte Joys, padovano classe 1974, che fin dagli esordi lavora sul lettering, specializzandosi nell’adeguare le lettere del suo nome d’arte alle infrastrutture e all’ambiente circostante, arrivando ad una realizzazione neoplastica del suo nome d’arte. I suoi murales si trovano anche all’estero: Tallinn (Estonia), Teheran (Iran) e Perm (Russia). Assieme a lui lavorerà Orion. Classe 1975 , ricava il proprio lettering incastrando stick geometrici e creando forme che riportano all’architettura. Mentre gli artisti disegneranno le loro opere, saranno seguiti a distanza da un team di studiosi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, impegnati in un progetto di salvaguardia della street art italiana. I dipinti murali contemporanei sono realizzati infatti con materiali commerciali di origine sintetica, scelti in base a considerazioni di natura artistica e non sempre per la loro durabilità; le conseguenze a volte sono evidenti, da variazioni cromatiche al distacco della pittura. La sfida è comprendere la composizione dei materiali utilizzati per un murale e sapere quali azioni conservative svolgere fin dalla sua origine e nel farlo formare la generazione di conservation scientist.