I dati nazionali della sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità per l’Aids, raccolti dall’inizio dell’epidemia nel 1982 a oggi, riportano 72.034 casi di Aids, di cui oltre 46 mila deceduti. Nel mondo l’Oms ha stimato 84,2 milioni di casi con 40,1 milioni di decessi. Come noto l’Aids è il risultato dell’infezione da Hiv: dopo il contagio è possibile vivere per anni senza alcun sintomo e accorgersi dell’infezione solo al manifestarsi di una malattia. Tuttavia, il test Hiv è positivo anche in assenza di sintomi; sottoporsi al test è, quindi, l’unico modo per scoprire l’infezione.
Il silenzio
Il silenzio che ogni anno di più avvolge questa malattia, probabilmente per i passi avanti fatti nelle terapie antiretrovirali, sta progressivamente alimentando una falsa rassicurazione, che porta a una minore attenzione nei confronti della prevenzione primaria. “Soprattutto alla luce delle recenti notizie di nuove terapie sperimentali con cellule staminali e della gratuità del farmaco retrovirale appena approvata da Aifa, che sono certamente fondamentali per garantire le migliori terapie possibili al paziente HIV-positivo, ma non devono far pensare di aver risolto il problema, che come per ogni patologia non può prescindere da momenti di sensibilizzazione e prevenzione – spiega il professor Carlo Foresta, presidente della Fondazione Foresta Onlus -. Ne è la prova la presenza considerevole di soggetti Hiv positivi non consapevoli della loro infezione, ma soprattutto l’aumentare di soggetti che scoprono il proprio stato di Hiv positività tardivamente, quando la malattia è già conclamata. Infatti secondo l’Istituto superiore di sanità, solo il 6,2% dei soggetti Hiv-positivi ha scoperto l’infezione grazie a iniziative di screening o campagne informative, evidenziando un’importante lacuna nella prevenzione di questa patologia, aspetto ancora più importante nei giovani, perché se è vero che a livello globale i dati relativi all’infezione siano incoraggianti, gli adolescenti sono una delle popolazioni a livello mondiale in cui il numero di nuove diagnosi non è diminuito nel tempo. I dati provenienti dai giovanissimi, infatti, sono allarmanti. I risultati raccolti dalla Fondazione Foresta mostrano che oltre il 50% dei diciottenni pratica sesso non protetto. I dati sono simili tra i maschi e le femmine (50,67% vs 52,59%) ad indicare come il fenomeno sia indipendente dal genere ma trovi le sue fondamenta in una scarsa cultura della salute riproduttiva. A sottolineare, infatti, la ridotta percezione del rischio di contrarre infezioni sessualmente trasmissibili, emerge come meno del 3% degli intervistati abbia mai svolto un semplice test per l’Hiv”.
Secondo i dati dell’Iss, la prevalenza di nuove diagnosi Hiv più elevata si riscontra nella fascia di età 25-35 anni, di cui il 78% sono maschi, ed è propri per questi motivi che diventa ancora più importante fare prevenzione nei giovani universitari e parlare dei rischi associati alle infezioni sessualmente trasmesse già negli istituti superiori. Un allarme sociale, quello dell’Hiv, che da sempre è al centro dell’attenzione della Fondazione Foresta Onlus di Padova: “Dai nostri dati raccolti nelle scuole della provincia di Padova, ogni 25 studenti, a 18 anni un giovane ha già avuto almeno un’infezione sessualmente trasmessa non Hiv-correlata. Ed è proprio per questi motivi che la nostra Fondazione da quindici anni porta avanti un progetto che si sviluppa nelle scuole, parlando a migliaia di studenti di corretta prevenzione nell’ambito delle malattie sessualmente trasmesse, Hiv su tutte.”