“Noi, di mestiere, guardiamo al futuro. Spesso per questo l’università ha un passo più lungo, ha una visione che guarda più in là. Lo dobbiamo fare perché è nella natura delle cose che facciamo, per la formazione dei giovani, per le sfide della ricerca. La politica deve spesso affrontare i problemi quotidiani e ha un passo diverso. Io vorrei che provassimo ad avere lo stesso passo. Un cambio di passo per tutti, ma che sia in qualche modo sincronizzato e che si possa guardare non solo all’oggi, ma anche a domani e dopodomani. Lo dobbiamo alle generazioni che verranno. A queste condizioni credo che l’università potrà continuare a svolgere un ruolo propulsivo, di motore culturale e sociale, accompagnando, preparando e determinando i cambiamenti che ci aspettano in futuro”. È un messaggio diretto all’intera comunità trentina, alle sue realtà sociali ed economiche e al suo prossimo governo provinciale quello pronunciato dal palco del Teatro Sociale dal rettore Flavio Deflorian.

Alzare lo sguardo

Un invito ad “Alzare lo sguardo in questo momento particolare, partendo dalla riflessione sull’impatto dell’università sul territorio che la ospita”. L’occasione è la tradizionale inaugurazione dell’anno accademico 2023/24, appuntamento che riunisce l’accademia, ma che l’ateneo quest’anno ha voluto idealmente aprire ancora di più alla cittadinanza, tenendolo nel Teatro Sociale, luogo che come le aule universitarie è simbolo di cultura e creatività. Una riflessione, quella del rettore, che parte dalle più semplici considerazioni sull’indotto che la presenza degli studenti genera sul territorio, citando alcuni dati pubblicati di recente dal Sole 24 Ore: “Ogni fuori sede sostiene, lontano da casa, una spesa media annua indicativamente attorno ai diecimila euro. Se pensiamo che a Trento, grazie alla sua capacità di attrazione, i fuori sede sono poco più di 10mila, pari al 62% del totale degli iscritti, il calcolo è presto fatto”.

Inaugurazione anno accademico 2024. L’intervento del rettore Flavio Deflorian.

La formazione

Ma misurare l’impatto va molto oltre l’aspetto economico: “Ogni anno l’Università forma migliaia di giovani uomini e donne dotati di conoscenze e competenze fondamentali per le imprese, le aziende e le istituzioni pubbliche locali. Più del 50% dei laureati in Italia, anche a Trento, rappresenta la prima generazione che consegue la laurea all’interno del proprio ambito familiare. Quindi l’università sta ancora svolgendo una funzione sociale importante perché dà ai giovani l’occasione di sviluppare il proprio futuro, indipendentemente dalla condizione sociale di partenza. Questo si riallaccia al principio costituzionale del diritto allo studio, garantito fino ai massimi livelli a chi si impegna ed è meritevole, a prescindere dai mezzi. Per rendere questo diritto effettivo è necessario agire sul supporto agli studenti. Ma questo non è un valore aggiunto, opzionale: è un obbligo costituzionale”.

I finanziamenti

Il rettore ha ricordato, sempre a proposito di impatto, i finanziamenti nazionali e internazionali che UniTrento ha portato negli anni: 35 milioni di finanziamenti vincolati ottenuti dal Programma europeo Horizon Europe 2021-2027 che hanno posizionato Trento tra le prime dieci università italiane per progetti vinti. A cui si aggiungono gli 8 progetti dell’European Research Council e i 14 milioni di euro dal programma ministeriale Prin 2022 (in cui un terzo dei ricercatori e delle ricercatrici sono under 40 anni). Risultati che consolidano la reputazione dell’ateneo e per esteso di tutto il Trentino.

Università e territorio

Un’università forte rende il territorio più resiliente. “Ma riusciremo a farlo ancora in futuro? E come potremo rendere questo impatto ancora più efficace?” Si è chiesto il rettore. Dando poi una risposta: “Facendo bene il nostro dovere: la didattica, la ricerca e la terza missione. Ma questo è solo il punto di partenza. Se ci guarderemo indietro con soddisfazione dipenderà anche da come saremo capaci di contribuire, nel nostro piccolo, ad affrontare le grandi sfide del futuro: la salute e l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento climatico, cruciale per il nostro Trentino vocato a turismo e agricoltura; l’intelligenza artificiale; le instabilità geopolitiche attorno a noi e i movimenti migratori spesso a loro collegate. Non solo un contributo accademico, ma anche uno strumento utile perché le persone siano più attrezzate per affrontare queste grandi sfide”.

La fiducia

La leva per continuare ad avere impatto è la fiducia, secondo il rettore: “Noi come università dobbiamo avere fiducia che chi rappresenta democraticamente la comunità sappia cogliere le sfide e lavorare in sinergia con noi. E chiediamo la stessa fiducia nei nostri confronti perché si possa continuare a lavorare bene insieme. Siamo davanti a una nuova legislatura. È forse il momento buono per fare una programmazione oltre il quotidiano e chiederci cosa vogliamo fare nei prossimi anni e come. Se condividiamo gli obiettivi e le strategie per raggiungerli, il problema delle risorse diventa conseguente. Non è un problema di bilancio, ma di prospettiva futura”.