E’ stato rilevante lo sforzo realizzato da Regioni e Province autonome per il contenimento della spesa nel biennio 2021-2022, malgrado le impreviste difficoltà legate al forte rialzo dei prezzi energetici e alle nuove spinte inflazionistiche, che si sono aggiunte allo choc pandemico del 2020. E’ quanto evidenzia la Corte dei conti nella Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni e Province autonome, approvata dalla sezione delle autonomie, in cui la magistratura contabile ha analizzato gli andamenti tendenziali della finanza regionale, anche in relazione ai temi legati alla programmazione delle Regioni stesse e alle ricadute degli interventi pubblici sui singoli territori.
Contenute le spese per il personale
Il contenimento – evidenzia la Corte – riguarda, in particolare, la spesa 2021 per il personale (5 miliardi di euro circa, in lieve calo sul 2019), ad esclusione di quello sanitario. L’analisi dei dati evidenzia un equilibrio di bilancio in termini di competenza sempre positivo, con un risultato di amministrazione insufficiente ad assicurare, tuttavia, l’integrale copertura ai fondi accantonati, vincolati e destinati. Il debito complessivo, in calo di quasi il 4% sul 2019, si attesta a 40,7 miliardi di euro nel 2021, con un’esposizione che registra valori più rilevanti per Lazio, Piemonte, Campania e Sicilia. Salgono da 140,72 a 158,09 miliardi di euro (+12,35%) gli accertamenti delle entrate, al netto delle partite di giro, riferiti alle Regioni a statuto ordinario (RSO) per il triennio 2019-2021, con analoga tendenza positiva (+10,23%) registrata nelle Regioni a statuto speciale. L’impatto dei trasferimenti erariali emergenziali – ancora di segno positivo – incide, tuttavia, sulla composizione delle entrate riducendo i livelli di autonomia finanziaria.
Aumentano gli impegni di spesa
L’insieme complessivo degli impegni di spesa è cresciuto dai circa 209 miliardi del 2019 ai 225,4 del 2021, ma la spesa in conto capitale è in lieve riduzione nel triennio 2019-2021. Al netto della sanità, gli impegni di spesa sono scesi, nel 2021, a 85,5 miliardi di euro, tornando in linea con il livello del periodo pre-pandemico. Sono in aumento rispetto al 2019 gli impegni di spesa corrente pro capite riferiti alle RSO, mediamente pari a 2.616 euro. Dalla ricognizione dei documenti di programmazione economica e finanziaria delle Regioni emerge un generale miglioramento degli strumenti di monitoraggio dei risultati in termini di efficienza ed efficacia, sulla base degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. In tale contesto sono stati esaminati anche gli indicatori di benessere equo e sostenibile elaborati dall’Istat e introdotti, nel 2016, nella legge di contabilità e finanza pubblica. Nella composizione della spesa corrente – prosegue la Corte – incidono maggiormente gli oltre 130 miliardi di spesa per la missione 13 (Salute), costituiti in gran parte da trasferimenti alle aziende per il Servizio sanitario. La spesa sanitaria ha riportato, nel 2020, un maggiore incremento nelle Regioni a statuto ordinario rispetto a quelle a statuto speciale, con una dinamica che si inverte nel 2021. Per la valutazione dell’effettiva gestione dei servizi sanitari, sono stati esaminati i Livelli essenziali di assistenza 2021 su base regionale, non solo nella loro componente “core”, ma anche negli altri indicatori. Una valutazione di efficienza può essere ricavata – osserva la magistratura contabile – comparando la spesa pro capite per le tre aree dei Lea (prevenzione, distrettuale, ospedaliera) con il punteggio registrato da ciascuna Regione.