Parla di autonomia e di economia l’agricoltura sociale del Veneto, quell’agricoltura che produce, rispettando la natura e dando lavoro e occasioni di autonomia, educazione e cura a persone fragili o con disabilità. Ed una dei volani del nuovo sistema di welfare territoriale che apre nuovi spazi di occupabilità. E’ questa la sintesi del progetto e dello studio relativo all’agricoltura sociale in merito agli inserimenti lavorativi delle persone fragili dal titolo “Farming Together. Effetti sociali multifunzionali. L’agricoltura inclusiva come fattore di crescita multifunzionale”, progetto finanziato dal Programma di sviluppo rurale per il Veneto 2014-2020, che aveva l’intento di aggregare imprese profit e non profit ed Enti del privato sociale impegnati nella gestione di servizi per persone con disabilità, comunità residenziali, servizi formativi (IeFP, servizi lavoro, duale, ecc.) ed istituzioni socio-sanitarie territoriali. A coordinare i lavori il Consorzio EVT e tanti partners di progetto, tra i quali anche il Comune di Cadoneghe, dove si è svolta l’ultima giornata di lavoro di una due giorni dedicata agli esiti di questo percorso, due workshop con la parte scientifica del progetto e un confronto con gli addetti ai lavori.
Lo scopo dell’agricoltura sociale
Secondo il Comitato economico Sociale europeo lo scopo dell’agricoltura sociale è quello di “creare le condizioni all’interno di un’azienda agricola che consentono a persone con specifiche esigenze di prendere parte alle attività quotidiane di una fattoria, al fine di assicurarne lo sviluppo e la realizzazione individuale, contribuendo a migliorare il loro benessere”. Un’agricoltura sociale che non è unica ma ha tante e diverse forme per le enormi differenze che ci sono sia a livello europeo sia italiano, ma anche tra regioni e sistemi, oltre che di specificità, che comunque in qualche modo si parlano e interagiscono tra di loro. “Un sistema trasversale e multifunzionale e nel contempo innovativo – queste le parole di Marco Romito coordinatore del Progetto – perché l’agricoltura in questo caso si mette a disposizione per dare servizi di welfare che possano anche definire modelli di sviluppo locale”.