Divulgare e condividere i numerosi dati scientifici per sensibilizzare i singoli specialisti al migliore inquadramento diagnostico e terapeutico del paziente, partendo da quella che è definita come il capostipite della terapia medica per il tumore della prostata, ovvero la terapia di deprivazione androgenica. Questo lo scopo del progetto di formazione Abbasso il Testosterone sul tumore alla prostata ideato da OVER Group e realizzato grazie al contributo incondizionato di Recordati. Queste le parole di Riccardo Ricotta, responsabile Unità operativo di oncologia IRCCS MultiMedica – Sesto San Giovanni, Marcello Scarcia, responsabile Uos urologia oncologica Ente Ecclesiastico Ospedale Regionale F. Miulli e Luca Triggiani, radioterapista Spedali Civili di Brescia.
La patologia
“Negli ultimi anni la patologia oncologica prostatica è stata al centro di numerose novità sia diagnostiche che terapeutiche. Dal punto di vista diagnostico l’utilizzo della risonanza magnetica multiparametrica della prostata ha rivoluzionato l’approccio, consentendo di aumentare la diagnosi di patologie clinicamente significative, ma soprattutto evitando biopsie prostatiche talvolta inutili grazie ad una migliore selezione del paziente. Sempre in ambito diagnostico la PET PSMA rende possibile accertare sempre più precocemente la presenza di malattia metastatica o recidiva e quindi permette di essere più tempestivi nel trattamento. In ambito terapeutico ci sono state numerose novità sia chirurgiche, ovvero l’utilizzo di piattaforme robotiche, sia radioterapiche, ovvero utilizzo di strumentazioni in grado di essere sempre più precise nel rispetto di altri organi, sia mediche, ovvero nuove strategie e terapie in grado di aumentare la sopravvivenza nei vari setting di malattia. In questo ambito, nonostante l’introduzione di numerosi agenti terapeutici innovativi, la deprivazione androgenica, che ha come obiettivo la riduzione dei livelli di testosterone circolante, si conferma essere una risorsa fondamentale per migliorare le prospettive di sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti. Ma perché tutte queste conoscenze possano essere sfruttate al massimo è fondamentale che i vari specialisti parlino la stessa lingua, mettendo al centro il paziente con la complessità della sua malattia, consapevoli che la conoscenza delle evidenze scientifiche unita all’esperienza professionale possa consentire di ottenere i migliori risultati”.