Le terapie antiretrovirali contro l’HIiv raggiungono nuove frontiere, con importanti novità per quel che riguarda i farmaci a lunga durata, i cosiddetti long acting, di cui emergono le certificazioni di efficacia e sicurezza. Tuttavia, ancora manca una piena consapevolezza di questa opportunità, con gli stessi pazienti che spesso la ignorano. Diversi studi di recente pubblicazione sono stati presentati nella XV edizione di ICAR – Italian Conference on Aids and Antiviral Research.

I nuovi trattamenti

I nuovi trattamenti hanno reso l’Hiv un’infezione cronica: la corretta assunzione della terapia antiretrovirale, infatti, rende il virus non più rilevabile nel sangue, con significative conseguenze. “Oggi esiste un ventaglio di terapie antiretrovirali completo, arricchito negli ultimi anni da altre classi di farmaci e nuove modalità di somministrazione – sottolinea il professor Sergio Lo Caputo, copresidente ICAR -. Questi successi terapeutici si vanno ad aggiungere alla terapia antiretrovirale che in oltre il 70-80% dei pazienti è assunta in un’unica compressa. Il successo è dovuto non solo ai risultati clinici sulla persona che vive con Hiv, ma anche al fatto che oltre il 95% delle persone che assume la terapia ottiene una carica virale non dosabile, ossia non trasmette il virus, riducendo le nuove infezioni. Un altro aspetto fondamentale è la terapia personalizzata: è possibile scegliere un regime terapeutico appropriato a seconda del tipo di paziente e della fase che sta attraversando. La medicina di precisione mette al centro il paziente, la sua qualità di vita e le sue problematiche. Inoltre, per il futuro sono allo studio farmaci sia per iniettiva sottocutanea, con somministrazione una volta ogni sei mesi, che per via orale, una compressa ogni quattro settimane. Ulteriori potenzialità che completano un quadro rivoluzionario, grazie a una terapia che impatta pochissimo sulla quotidianità e garantisce efficacia a lungo termine e bassa tossicità”.