Il Piano transizione 4.0 ha permesso una netta digitalizzazione di centri, studi medici e poliambulatori, dando vita ad un nuovo modello di Sanità 4.0, fondato sulle potenzialità delle nuove tecnologie digitali, dei big data e dell’intelligenza artificiale. Infatti, un sistema sanitario efficace ed universale può essere garantito a tutti i cittadini, sfruttando la digitalizzazione dell’healthcare e la partnership pubblico-privato. Su questi temi si è sviluppato un dibattito tra rappresentanti istituzionali, esperti del settore ed esponenti di realtà pubbliche e private, nel corso del convegno dal titolo Il ruolo della sanità privata 4.0: possibili strategie e partnership per un obiettivo comune: la salute della persona, organizzato da Dreamcom presso la sede della Regione Lazio. Obiettivo del convegno è stato quello di porre l’attenzione sull’importanza dell’innovazione come strumento per migliorare l’efficienza del sistema e l’accesso alle cure, sulla base di una collaborazione tra i diversi attori del settore sanitario. L’evento, che ha visto la moderazione di Tonino Cantelmi, è stato introdotto dal saluto istituzionale della vice presidente della Regione Lazio, Roberta Angelilli. Ad aprire i lavori l’intervento di Fabio Miraglia, presidente Giomi Next e membro ACOP, che ha sottolineato la necessità di un modello di assistenza domiciliare integrata, che comprenda l’erogazione dei servizi in forma sia privata che convenzionata, assistenza infermieristica, indagini strumentali, visite specialistiche e riabilitazione: “Quello che sta facendo il nostro gruppo è quello di portare quanta più cura, da quello che nasce come sistema ospedalicentrico, a casa”. Per Fabio De Santis, responsabile di struttura S. Maria della Pace – Fondazione Don Gnocchi di Roma, “una delle difficoltà più grandi è quella di immaginare dei percorsi riabilitativi uniformi, declinandoli allo stesso tempo secondo le diverse direttive regionali. È infatti necessaria una connessione tra i diversi setting di cura per garantire il continuum of care in ogni fase della vita”.
Il contributo della robotica
A sottolineare il contributo della robotica è Irene Aprile, direttrice del Dipartimento riabilitazione neuromotoria della Fondazione Don Gnocchi: “Siamo dotati di una serie di tecnologie in tutti i centri, abbiamo 57 dispositivi robotici in 8 regioni. […] Durante il Covid, grazie alla Regione Lazio, con un bando di Lazio Innova, abbiamo portato a casa dei pazienti i robot; i pazienti seguivano i trattamenti in tele-robotica, e tutte le sedute erano controllate dal terapista”. Domenico Arena, Consigliere nazionale associazione religiosa istituti socio-sanitari, ha evidenziato i limiti del Pnrr che “dà la possibilità di utilizzare le risorse per l’ammodernamento o costruzione di nuovi immobili solo per la parte pubblica”, sottolineando come “il mix pubblico-privato può portare risultati e valore aggiunto affinché ci sia la stessa sanità per tutti”. Dello stesso parere Maria Stella Giorlandino, rappresentante Confapi salute Università e ricerca e presidente Artemisia Lab: “L’ambulatorietà e poliambulatorietà del territorio non è considerata, nonostante ci siano oltre 7000 strutture a livello nazionale […] gli ambulatori convenzionati e i poliambulatori autorizzati, in un percorso velocissimo, risolvono problemi di persone con patologie che in questi ultimi 3 anni sono stati trascurati”. A rappresentare le strutture pubbliche Giuseppe Quintavalle, direttore generale del Policlinico Tor Vergata, che ha portato alla luce il problema degli “invisibili”. “Il 35% dei nostri frequent user è senza medico e senza nessuno che li segua; il problema è dunque capire come fare a diventare noi importanti per intercettare il bisogno di cura”, ha detto, ribadendo l’importanza dell’implementazione di percorsi di trasferimento dei pazienti in collaborazione con strutture private accreditate, che sono parte integrante del sistema.
I dati
Il Piano transizione 4.0 ha previsto un credito d’imposta fino al 50% per i software, permettendo la digitalizzazione del settore sanitario, rendendolo in grado di rispondere ad esigenze nuove dei cittadini. Uno degli obiettivi è aumentare i servizi di cura domiciliare attraverso le risorse stanziate dal Pnrr, di oltre 2,7 milioni di euro, per prendere in carico almeno il 10% della popolazione di età superiore ai 65 anni entro il 2026.