La tecnologia corre anche in medicina, ma il SSN non è ancora pronto. Il PNRR nella telemedicina investe un miliardo: un punto di partenza importante, ma non può rimanere isolato. Servono progetti a lungo termine condivisi da tutti gli attori in campo, formazione del personale sanitario, omogeneità a livello nazionale, un ruolo attivo degli utenti che devono essere adeguatamente informati. Con questi obiettivi, si è tenuto a Bologna il congresso della Società italiana di telemedicina – SIT, la International Consensus Assembly on Telemedicine, intitolata “Ratio Ethica e Ratio Technica: Concerting Governance, Research and Innovation for One Health”. Tra i temi centrali, l’Intelligenza Artificiale, la gestione dei dati e la tutela della sicurezza nazionale, le nuove normative, la questione della privacy, oltre a tutte le implicazioni cliniche, soprattutto nelle malattie croniche.
Uuna nuova era per la tecnologia in medicina
La tecnologia in medicina significa sia robotica, chirurgia di precisione e strumenti complessi, che interventi quotidiani, identificabili in diagnosi precoci, visite online, monitoraggi costanti, terapie personalizzate. “Il congresso internazionale SIT propone la cooperazione tra diverse figure professionali che devono affrontare il cambiamento con decisioni strategiche e valori condivisi – sottolinea il professor Antonio Vittorino Gaddi, presidente SIT –. Per favorire un nuovo approccio all’uso della tecnologia in medicina sarà presentato un documento elaborato da medici e teologi, firmato dalle più alte autorità morali del Paese. Il congresso è stata anche l’occasione per impostare un documento di telemedicina che coinvolga centinaia di società scientifiche. Inoltre, si presenteranno per la prima volta i codici biologici dell’uomo dimostrati sperimentalmente, una vera e propria rivoluzione scientifica. Con questi codici, nei prossimi anni, passeremo dall’1 al 30-40% di conoscenze sulla complessità delle malattie e la ricerca potrà dare risultati, soprattutto in oncologia e nelle patologie cardiovascolari. Siamo in una fase primordiale, ma questa è la seconda grande scoperta epocale a livello scientifico dopo il codice genetico”.
“L’attività della SIT è iniziata nel 2004, quando la tecnologia era agli albori – spiega l’avvocato Chiara Rabbito, presidente Comitato scientifico nazionale SIT –. Questa esperienza ci dota di una competenza specifica sulla tecnologia trasversale alle diverse specialità, coniugando aspetti medico-scientifici, metodologici, antropologici e sociologici. La telemedicina non consiste nella televisita, che rappresenta una semplificazione esagerata, ma in un’applicazione della tecnologia nella realtà clinica quotidiana, in una struttura che permetta a dati e informazioni di interagire per proporre diagnosi precoci e terapie personalizzate. Non si elimina il rapporto fisico medico-paziente, ma avviene una ristrutturazione logica del flusso informativo. Affinché la telemedicina diventi parte integrante del Ssn e permetta di migliorarlo sarà necessario andare oltre il PNRR e disporre di fondi strutturali e progetti di lungo termine”.
Lle linee guida per la telemedicina in cardiologia
L’ambito cardiovascolare è quello dove finora si sono realizzati i progressi più significativi, come si evince dalle prime linee guida per la telemedicina in cardiologia, frutto della collaborazione tra la SIT, l’Istituto superiore di sanità e tutte le società scientifiche di settore. Queste linee guida regolano le prestazioni di teleriabilitazione cardiovascolare e di telemonitoraggio cardiologico. Affrontano le prestazioni diagnostiche, come la televisita cardiologica, che avviene dopo una prima visita in presenza, e la telerefertazione. Con questo documento si guarda a un futuro che è già presente, ossia una rete tra l’ospedale, punto di riferimento per eventi acuti come scompenso cardiaco e aritmie, e la medicina del territorio, con il medico di medicina generale e le case della salute, per la gestione della cronicità.
Gli approcci
“Uno degli elementi più innovativi risiede nell’approccio verso lo scompenso cardiaco – spiega la professoressa Maria Grazia Modena, vice presidente SIT –. Lo scompenso è la prima causa di ricovero in ospedale e la maggiore causa di ricovero inappropriato. Telemonitorare il paziente a domicilio significa poter vedere a distanza la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la saturometria in vari momenti della giornata e valutare l’andamento della terapia; con questi elementi diventa possibile convocare il paziente in ospedale solo a fronte di reali necessità o per controlli regolari. Si evitano così accessi inutili in ospedale, ricoveri non necessari, assiepamenti di folle e barelle, riducendo anche la diffusione di infezioni nosocomiali. Un altro capitolo importante delle Linee Guida è il telecontrollo delle aritmie: oltre al classico holter, è possibile vedere gli episodi aritmici su un paziente con dispositivi elettronici come defibrillatori, pacemaker, loop recorder. I pazienti vengono dotati di un device collegato con wifi o bluetooth, per cui se si verificano problemi vi sono dei controlli remoti che permettono di far scattare prontamente l’allarme e di procedere a un’immediata convocazione in ospedale. Questi sono solo alcuni dei numerosi miglioramenti di cui si può giovare tanto la cardiologia quanto la medicina territoriale”.