In un periodo di gravi difficoltà per le conseguenze della crisi economica e della crisi energetica, arriva una buona notizia per i lavoratori dipendenti del comparto sociosanitario. Infatti dopo una lunga trattativa con le associazioni sindacali è stato sottoscritto a Roma il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro per le imprese del settore, tra cui Cra ed Rsa, aderenti all’Anaste, Associazione nazionale delle strutture territoriali. Il rinnovo è avvenuto alla presenza del direttivo Anaste nazionale presieduto dal dottor Sebastiano Capurso e ha comportato una rivisitazione di alcuni punti salienti del testo.
Le novità
Nel nuovo testo infatti ci sono elementi di novità vantaggiosi per i lavoratori come l’adeguamento dei tabellari economici e delle indennità del personale infermieristico alla media di settore, l’incremento della copertura del periodo di carenza (i primi tre giorni di malattia), l’aumento del periodo di comporto (in caso di malattia il lavoratore può conservare il proprio posto di lavoro fino a 140 giorni) con particolare attenzione alla tutela dei lavoratori affetti da patologie gravi. In un periodo storico come quello che stiamo vivendo il rinnovo del contratto assume un valore ancora più importante. “La sottoscrizione del rinnovo – commenta il presidente Anaste Emilia Romagna e vice presidente nazionale dell’associazione, Gianluigi Pirazzoli – arriva in un momento di enorme difficoltà per il nostro settore soprattutto per la grave e prolungata carenza di personale, soprattutto di infermieri. A ciò va aggiunto che le rette sono ferme da oltre 10 anni e che pertanto le nostre strutture sono costrette a ricorrere alle proprie risorse interne. Non ultimo il peso considerevole della crisi energetica e dell’aumento complessivo dell’inflazione. Nonostante la convergenza di questi fattori – aggiunge il presidente regionale Anaste – abbiamo fatto uno sforzo enorme per dare attraverso il rinnovo del contratto un riconoscimento, in termini di maggiori tutele, ai lavoratori delle RSA e delle case di riposo. Voglio sottolineare che senza il loro apporto umano e professionale non sarebbe stato possibile superare l’emergenza pandemica in luoghi di cura delicati e complessi come quelli residenziali”.