Gli obiettivi di salute dell’Oms 2030: fermare le malattie infettive; il programma di screening per HCV della Regione Lazio; comunicazione, educazione, empowerment: alleanza fra sistema sanitario e cittadini; salute e sviluppo: innovazione e malattie infettive. Cosa resta da fare; salute è equità: l’esperienza di collaborazione e cooperazione per il trasferimento delle conoscenze sulle malattie infettive a tutela delle popolazioni fragili. Sono questi i temi che verranno affrontati nel corso del convegno Le malattie infettive e l’impatto sulla comunità: avvio della campagna di screening dell’HCV nella Regione Lazio, in programma martedì 15 novembre, alle 11, presso il Palazzo della Regione Lazio (Sala Tevere, Via Cristoforo Colombo 212, ulteriori info su planhealth.it). Nel corso dell’incontro, al quale parteciperanno medici, esperti e ddirigenti sanitari, interverrà anche l’assessore regionale alla sanità, Alessio D’Amato.
I dati
L’assemblea generale dell’Onu nel 2020 ha definito i dieci anni che ci portano al 2030 come un “decennio di azione”, nel quale occorrerà introdurre soluzioni rapide e sostenibili per affrontare tutte le maggiori sfide del mondo: povertà, cambiamento climatico, disuguaglianza e riduzione del divario finanziario. Il 2030, infatti, sarà un anno-traguardo per molti target di salute fissati dai Sustainable Development Goals dell’Onu. A tal proposito l’Oms grazie all’apporto di numerosi esperti, ha pubblicando un elenco di sfide globali per la salute individuando 13 punti sui quali focalizzarsi, uno dei quali è arrestare la diffusione delle malattie infettive. Si inserisce ottimamente in questa sfida globale il Piano nazionale epatiti virali che da anni è un valido strumento programmatico per affrontare efficacemente i temi della prevenzione e cura delle epatiti virali in Italia.
Le epatiti
Le epatiti B e C rappresentano un rilevante problema di Sanità Pubblica, oltre che per la frequenza, per l’alta percentuale di casi clinicamente non manifesti che rappresentano una importante fonte di contagio; per l’elevata percentuale di cronicizzazione dell’infezione, che può portare ad un danno epatico più severo, quale la cirrosi ed il carcinoma epatocellulare; per l’elevato numero di morti ad esse correlabili; per il rilevante impatto sociale dell’infezione a causa degli innegabili danni psicologici ed alla vita di relazione, cui molti pazienti vanno incontro e, non da ultimo, per il significativo peso economico della malattia. I costi, sia diretti, relativi al trattamento della malattia, che indiretti, legati alla perdita di produttività ed alla morte prematura dei soggetti infetti, aumentano esponenzialmente in relazione al progressivo aggravamento della stessa. Inoltre, resta aperta la sfida all’infezione da virus dell’epatite delta (HDV), scarsamente ricercata e diagnosticata, sostenuta da virus a RNA difettivo che, come involucro esterno, utilizza l’antigene di superficie del virus HBV. Per questo motivo, i soggetti HDV positivi sono anche HBV positivi; i pazienti con HDV hanno quindi una doppia infezione.
Dal punto di vista clinico è la forma più aggressiva e pericolosa tra tutte le epatiti croniche virali. Infatti, la maggior parte di pazienti sviluppa rapidamente una malattia avanzata di fegato, cirrosi e tumore. Il Piano nazionale delinea obiettivi precisi che abbracciano il problema epatite virale dalla prevenzione al trattamento ponendo un forte accento sulla sensibilizzazione, l’informazione e la formazione sia dei pazienti che di tutti gli stakeholders coinvolti nella gestione della patologia e del suo riflesso sociale. Alla luce di quanto descritto, programmi di screening, di sensibilizzazione e di cooperazione sanitaria internazionale possono svolgere un ruolo fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo di contrasto alla diffusione delle malattie infettive.
Il convegno
Ad introdurre i lavori del convegno, moderato dal giornalista Luciano Fassari, sarà Alessandra Barca (dirigente area prevenzione Regione Lazio). A seguire, previsti gli interventi di Alessio D’Amato (assessore alla sanità Regione Lazio); Massimo Andreoni (direttore scientifico Simit); Lorella Lombardozzi (DG Farmaci e Dispositivi); Giulio Notturni (responsabile della comunicazione assessorato alla sanità e all’integrazione socio sanitaria Regione Lazio); Teresa Petrangolini (responsabile rapporto con Associazioni pazienti Regione Lazio); Giovanni Rezza (direttore generale della prevenzione al ministero della Salute); Ivan Gardini (EpaC Onlus); Francesco Vaia (direttore generale dell’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani) Gianpiero D’Offizi (responsabile della Uoc malattie infettive epatologia nell’ambito del dipartimento Polo Ospedaliero Interaziendale Trapianti – L. Spallanzani); Paola Scognamiglio (coordinatrice gruppo di lavoro screening HCV Regione Lazio).