Il cinema, accompagnato dalla psicoterapia, può rappresentare un ‘enzima’, un catalizzatore per l’elaborazione del vissuto di una paziente alle prese con una malattia difficile come il tumore, che frattura l’esistenza in un ‘prima’ e un ‘dopo’, rischiando di cristallizzare il flusso della quotidianità e il senso stesso della vita. Da queste premesse nasce il progetto di cineterapia, realizzato dalla collaborazione tra la psicologia clinicae di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e MediCinema Italia Onlus. Gli stati d’animo emersi dopo la visione di una serie di film e rielaborati subito dopo, in sedute di psicoterapia di gruppo, hanno aiutato un gruppo di 34 donne a riallacciare la linea fratturata della propria esistenza. E soprattutto, a scoprire dentro di sé una forza inedita, prezioso complemento e supporto delle cure oncologiche. I risultati di questo progetto di cineterapia sono stati pubblicati su Cancers. E nel docu-film ‘Il tempo dell’attesa’ una decina di pazienti, coinvolte in questo percorso sperimentale di cineterapia a complemento delle cure oncologiche, hanno raccontato in prima persona la loro esperienza, attraverso il linguaggio immediato della ‘GoPro’ (videocamera portatile). Una narrativa di grande impatto, che restituisce allo spettatore la sensazione di un tempo sospeso, ma non precluso alla vita. Così, da un’idea del regista Rolando Ravello, premio David di Donatello per la sceneggiatura di “Perfetti sconosciuti” (2016), è nato il docu-film ‘Il tempo dell’attesa’, prodotto da MediCinema Italia con Medusa Film e il sostegno di Roche Italia, presentato ieri in anteprima nella sala MediCinema presso il Gemelli, alla presenza dell’autore e delle protagoniste, donne di diverse età, in trattamento oncologico presso il Policlinico Gemelli.
La ricerca
Il film rappresenta la tappa finale di un progetto di ricerca ideato e condotto dalla dottoressa Daniela Chieffo, responsabile della psicologia clinica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e dal professor Giovanni Scambia, direttore della Unità operativa complessa di ginecologia oncologica, direttore scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, che si è avvalso di un protocollo di cineterapia messo a punto e promosso da Marina Morra, MediCinema manager di MediCinema Italia Onlus, presieduta da Fulvia Salvi.
I risultati
I risultati di questo progetto sperimentale dimostrano che la presa in carico delle persone con un tumore può trarre beneficio non solo dai trattamenti oncologici tradizionali, ma anche dalle cure ‘complementari’, in questo caso la cineterapia, che seguono il viaggio della malattia, rimanendo sullo sfondo. In questo contesto, le cure psicologiche sono finalizzate all’elaborazione di momenti difficili o traumatici, come quello della diagnosi, e aiutano ad affrontare temi ‘sensibili’ come quello della fertilità, della genitorialità e a volte anche del fine vita. Assistere alla proiezione di un film, all’interno dell’ospedale, durante le cure ‘tradizionali’, può favorire una nuova forma del rapporto mente-corpo che, di fronte alla malattia, a volte viene perduta. Il progetto di cineterapia, si è avvalso della visione di 12 film, selezionati per aree tematiche emozionali, che affrontano temi destinati all’elaborazione di alcuni vissuti; le 34 pazienti coinvolte, dopo aver assistito alla proiezione, venivano sottoposte a incontri di psicoterapia di gruppo, per elaborare il loro vissuto. La visione di questi film favoriva spesso una loro identificazione catartica con le protagoniste, le aiutava a ristabilire un’immagine affettiva con sé stesse e a non alienarsi, grazie anche alla potenza del gruppo, all’interno del quale condividevano i loro vissuti. Durante questo percorso, durato un anno, è stato monitorato a più riprese il cambiamento delle dinamiche intra-psichiche e delle variabili di benessere e di promozione della salute. In particolare tra i risultati dello studio scientifico, coordinato dalla dottoressa Daniela Chieffo sono stati valutati l’alessitimia, la self-efficacy (la capacità di creare e ritrovare la componente dell’auto-efficacia), tratti di personalità, e la relazione diadica, con la figura del partner.