Motori accessi alla Fondazione Edmund Mach per la seconda rassegna nazionale dei vini ottenuti da uve di varietà Piwi. Le cantine che intendono partecipare all’iniziativa hanno tempo fino al 14 ottobre per presentare domanda di iscrizione. Dopo il grande successo della prima edizione torna, dunque, la manifestazione che promuove e valorizza i vini prodotti con almeno il 95 per cento di uve provenienti da varietà Piwi (PilzWiderstandsfähig), ovvero vitigni innovativi e sostenibili in grado di offrire tolleranza alle malattie fungine, oidio e peronospora, riducendo sensibilmente l’uso degli agrofarmaci. La rassegna si articolerà in due giornate: i giorni 9 e 10 novembre si terrà la valutazione dei vini a cura di una commissione composta da 24 esperti selezionati tra enologi, enotecnici, giornalisti, sommelier e ricercatori afferenti al mondo agroalimentare che saranno coadiuvati dagli studenti del corso enotecnico. Il 2 dicembre è in programma la cerimonia di premiazione alla quale interverranno anche i ricercatori tedeschi e francesi che illustreranno i progetti di introduzione delle loro denominazioni.
Le categorie in concorso
I vini concorreranno nelle seguenti categorie: rossi, bianchi, bianchi a macerazione prolungata Orange, spumante metodo classico bianchi, spumante metodo classico Rosè, spumante metodo classico Charmat bianchi, spumante metodo charmat Rosè, vini frizzanti con fondo, vini da uve soggette ad appassimento. I vini ottenuti da varietà Piwi sono ottenuti da uve prodotte da piante che sono state selezionate per avere dei caratteri di resistenza alle principali malattie fungine che attaccano le viti, e quindi richiedono un numero ridotto di interventi fitosanitari. Anche se a livello europeo queste varietà sono state ammesse nelle diverse dop, in Italia ci sono diverse regioni nelle quali la coltivazione delle uve Piwi non è stata ancora autorizzata. Il Registro nazionale delle varietà di vino comprende 36 varietà Piwi e la superficie coltivata con queste varietà supera alcune centinaia di ettari; in Veneto si trova il numero più elevato di superfici coltivate e vari ettari si trovano in Emilia e Marche.