Grazie alla Fondazione Edmund Mach la noce del Bleggio ha oggi una carta di identità che ne identifica i caratteri distintivi, gli aspetti nutrizionali e salutistici. Una attestazione di unicità che costituisce un passo importante per la sua valorizzazione. Il lavoro di ricerca NoBle, finanziato dalla Fondazione Caritro, è stato pubblicato recentemente sulla rivista scientifica Plants. Il progetto NoBle si è concentrato sulle varietà Bleggiana e Blegette, tipiche dell’altopiano del Bleggio. Attraverso un approccio multidisciplinare che ha combinato analisi di tipo genetico, metabolico, dei composti volatili ed un test di gradimento, i ricercatori della Fondazione hanno descritto il profilo genetico di queste cultivar procedendo, inoltre, alla caratterizzazione dei composti nutrizionali e volatili per valutare il profilo salutistico e la percezione del consumatore. “Il lavoro – spiega il professor Mario Pezzotti, dirigente del Centro ricerca e innovazione- trae il suo punto di forza nella collaborazione tra i vari team e laboratori della Fondazione: in questo senso, rappresenta un esempio tangibile di come la dotazione tecnologica e il know-how presenti a San Michele possano supportare lo sviluppo economico e sociale del territorio trentino”.
Utilità della ricerca
Il lavoro ha il merito di fornire un importante esempio di caratterizzazione estensiva applicata per la prima volta a varietà tradizionali di frutta a guscio; questo, nell’ottica di riconoscere e promuovere il loro valore aggiunto rispetto ad altre varietà più commerciali. Lo studio, che ha contato sulla collaborazione della Confraternita della Noce del Bleggio, consente di promuovere la coltivazione del noce sul territorio trentino e italiano, mettendo le basi per lo sviluppo di un nuovo mercato basato su un prodotto riconoscibile come locale e di alta qualità.
La coltivazione in Italia e nel mondo e le proprietà salutistiche
Il consumo di frutta secca è in forte aumento. Il clima e le caratteristiche ambientali della penisola italiana rendono particolarmente adatta la coltivazione del noce, ma nel tempo questa pratica è andata progressivamente scomparendo. Il mercato delle noci è, infatti, regolato da un approccio “quantitativo” basato su coltivazioni intensive e specializzate localizzate prevalentemente in Cina, Usa e Iran. Per questo, dagli anni Settanta la domanda di questo prodotto si è spostata all’estero: l’Italia rientra tra i primi cinque stati importatori di noci nel mondo e nel nostro Paese sono poche le varietà locali ancora coltivate. In Trentino la noce è presente in tutte le valli, ma è coltivata soprattutto nel Bleggio. La commercializzazione avviene tramite vendita diretta con buoni riscontri economici.
Le noci presentano importanti caratteristiche nutrizionali, tali per cui il loro consumo è altamente raccomandato nella dieta quotidiana umana: oltre ad essere un efficace cardioprotettore, è stato ampiamente dimostrato il loro potenziale antiossidante e antiradicali.
Le varietà locali di noce: uno scrigno di diversità genetica
Le varietà locali possiedono degli interessanti potenziali: da un punto di vista agronomico, le varietà autoctone sono un serbatoio significativo di diversità genetica con allettanti caratteristiche di adattabilità a fattori di stress biotico ed abiotico ad esempio climi secchi, nuove malattie, parassiti o scarsità d’acqua.