Nei pazienti affetti da ipercolesterolemia ad alto e altissimo rischio, l’ottimizzazione delle terapie orali in associazione, combinando l’uso di ezetimibe e acido bempedoico dopo le statine, potrebbe portare a un numero significativamente maggiore di pazienti che raggiungono gli obiettivi di colesterolo LDL (C-LDL) raccomandati dalle Linee guida europee, riducendo così potenzialmente il rischio di eventi cardiovascolari. Le nuove evidenze provenienti dal registro Santorini, uno studio prospettico e osservazionale condotto in 14 Paesi europei, sono state presentate da Daiichi Sankyo durante il congresso della Società europea di cardiologia.
Lo studio
Utilizzando i dati Santorini, attraverso una simulazione, gli sperimentatori hanno valutato l’aggiunta di acido bempedoico all’ezetimibe nei pazienti ad alto e altissimo rischio cardiovascolare, al fine di identificare la percentuale di pazienti che potrebbero raggiungere gli obiettivi lipidici raccomandati dalle linee guida europee. I dati presentati oggi indicano che, nei pazienti che assumono ezetimibe e non raggiungono l’obiettivo di C-LDL, l’aggiunta di acido bempedoico può portare ad un ulteriore 36% (n=1222/3412) di raggiungimento dell’obiettivo.
Le conclusioni
L’analisi ha incluso una coorte di 6.177 pazienti in trattamento con qualsiasi terapia ipolipemizzante, con analisi al basale dei livelli di C-LDL e del rischio cardiovascolare. Un algoritmo di trattamento è stato applicato a coloro che, in base alla loro stratificazione del rischio, non raggiungevano i loro obiettivi di C-LDL, aggiungendo prima ezetimibe (se non assunto già) e, successivamente, acido bempedoico. I pazienti in terapia con inibitori di PCSK9i non sono stati inclusi nelle fasi di simulazione, a prescindere dal raggiungimento dell’obiettivo. La riduzione di C-LDL associata al trattamento con ezetimibe e acido bempedoico si è basata sull’efficacia dimostrata negli studi clinici pubblicati.