Sono passati 70 anni dall’intuizione visionaria di Scipio Stenico. Su incarico della Società alpinistica tridentina che il 2 settembre a Madonna di Campiglio festeggerà 150 anni, il medico e alpinista trentino mise infatti nero su bianco il primo piano generale di soccorso in montagna. Una realtà innovativa per portare aiuto alle persone in difficoltà. Nel 1952 a Pinzolo, nel cuore delle Dolomiti del Brenta, diventò così operativa la prima stazione di Soccorso alpino in Italia. Due anni dopo, il progetto si allargò al resto del Paese. Un’eredità umana e professionale, quella di Stenico, che oggi a Trento è al centro del calendario commemorativo: mostre, dibattiti e proiezioni all’interno del 70° Trento film festival in corso fino all’8 maggio.
Nuovi scenari
“Festeggiare un traguardo così importante come quello dei settant’anni serve a guardarsi indietro, a fare bilanci, a esprimere riconoscenza verso chi ci ha preceduto, a ringraziare le organizzazioni partner con le quali condividiamo il cammino, a ricordare i compagni che hanno perso la vita in attività di soccorso – dice il presidente del Soccorso alpino e speleologico del Trentino, Walter Cainelli -. Ma significa anche guardare avanti verso il futuro perché ogni periodo ha le sue sfide e i suoi scenari da costruire. Un compito che proveremo sempre a non disattendere. Le iniziative organizzate per celebrare questo compleanno non sono altro che un omaggio e un ringraziamento a tutti i soccorritori di ieri e di oggi. E’ solo grazie al loro impegno e alla loro costanza che siamo giunti fino a qui”. Oggi il Soccorso alpino e speleologico Trentino è una realtà di volontariato altamente specializzata della Protezione civile, punto di riferimento esclusivo per il soccorso sanitario in territorio montano impervio e in ambiente ipogeo: 700 soci operativi 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, organizzati in 33 stazioni di soccorso territoriali e una speleologica, capillarmente distribuite su tutto il territorio.
Un anno di interventi
“L’anno scorso abbiamo effettuato 1.431 interventi, portando soccorso a 1.437 persone – prosegue Cainelli -. I dati comprendono sia i soccorsi svolti in ambiente montano legati alle attività sportive sia quelli per altre tipologie d’incidenti verificatisi in luoghi impervi o dove richiesto un intervento di tipo tecnico e sanitario per i quali Trentino Emergenza ha ritenuto indispensabile l’intervento del Soccorso alpino. I tecnici di elisoccorso hanno poi svolto un totale di 2.275 missioni, di cui 499 sono interventi di soccorso alpino. Infine, le unità cinofile: 20 interventi, di cui 10 ricerche in superficie e 9 in valanga”. Sul totale delle 1.437 persone soccorse 868 casi hanno riguardato persone ferite, 514 illesi, 43 i decessi. “Sono stati realizzati 70 interventi per persone disperse, di cui 2 mai ritrovate – sottolinea Cainelli -. Il 49,1 per cento degli interventi riguarda l’escursionismo e il 18,2 per cento gli incidenti in mountain bike”. Numeri raddoppiati nel giro di pochi mesi. “Serve una rinnovata cultura della montagna, più consapevolezza nell’affrontare percorsi e sentieri – conclude Cainelli -. Abbigliamento consono, preparazione e un occhio al meteo. La montagna è affascinante, ma serve rispetto”. E conoscenza. Prima ancora che i rifugi alpini si facessero carico di organizzare una postazione per il soccorso, già nel 1874 veniva raccomandata agli escursionisti una piccola farmacia tascabile: ammoniaca, acetato di piombo, laudano e tintura di arnica.