Si è svolta nei giorni scorsi la cerimonia d’inaugurazione del 215° anno accademico dell’Accademia nazionale di agricoltura. La cerimonia è stata aperta dal professor Giorgio Cantelli Forti, presidente dell’Accademia, con la relazione L’eccellenza delle produzioni agricole italiane e la globalizzazione. L’agroalimentare Made in Italy è un brand accattivante ma anche fuorviante non essendo garanzia di origine delle derrate agricole contenute. La concorrenza sleale di molti Paesi con fiscalità e costo del lavoro bassi, insufficienti standard di sicurezza, scarsa qualità di materie prime ha gravemente indebolito le nostre aziende agricole – ha esordito il presidente Cantelli Forti – resta però grave che in Italia non si riesca a normare la tracciabilità d’origine dei singoli componenti dell’alimento finale indicandolo nella confezione. Nel mondo contraffazione, sofisticazione, uso improprio del brand italiano a fini commerciali sono azioni note, ai quali aggiungere l’esperienza Covid-19 e l’attuale situazione internazionale, per una profonda riflessione sulla globalizzazione e la corsa al prezzo più basso che non danno garanzie al consumatore. Oggi serve un’agricoltura integrata che tuteli ambiente, risorse idriche, suoli. Non è più sufficiente “fare squadra” bisogna “fare sistema” con partnership pubblico-privato che incentivino ricerca scientifica, tecnologie avanzate e biotecnologie vegetali per fornire prodotti agricoli commerciali competitivi e sani sul mercato”. Successivamente l’onorevole Antonio Patuelli, presidente Abi e La Cassa di Risparmio di Ravenna S.pa. è stato nominato accademico onorario dell’Accademia nazionale di agricoltura tenendo poi la sua prolusione dal titolo Credito e Agricoltura.

L’onorevole Antonio Patuelli riceve l’onoreficenza da parte del presidente dell’Accademia nazionale di Agricoltura, Giorgio Cantelli Forti.

Attenzione delle banche verso il mondo agricolo

“Dopo quasi trent’anni dalla riforma le iniziali preoccupazioni del mondo agricolo di una possibile emarginazione in termini di accesso al credito non si sono realizzate. L’attenzione delle banche al comparto primario è confermata dai numeri – ha detto Patuelli – a dicembre 2021 i prestiti bancari erogati all’agricoltura erano di 41 miliardi di euro. Nel 1991, prima della despecializzazione bancaria, gli impieghi all’agricoltura erano poco meno di 15 miliardi euro.  A fine 2021, il 5,5% del totale dei prestiti bancari è destinato alle imprese dell’agricoltura, silvicoltura e pesca. Tale risultato assume maggior valore se consideriamo che il settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca rappresenta il 2,2% del valore aggiunto complessivo della nostra economia.”

Premio Filippo Re

La cerimonia è terminata con l’assegnazione della terza edizione del “Premio Filippo Re”, quest’anno dedicato al rapporto tra territorio e società, che ha visto vincitore lo studio di Roberto De Vivo, del dipartimento di medicina veterinaria e produzioni animali Università di Napoli Federico II, dal titolo “Influence of carbon fixation on the migration of greenhouse gas emission from livestock activities in Italy and the achievement of carbon neutrality”. Lo studio afferma che la zootecnia in Italia, escluse le attività legate al trasporto e alla lavorazione di prodotti come carne e latte, non contribuisce all’aumento delle emissioni di gas serra in atmosfera, ma le diminuisce, anche se di poco, essendo il saldo tra le quantità di CO2 prodotte dal bestiame e quelle fissate nell’utilizzo per la loro alimentazione, nettamente a favore di quest’ultima. Dunque, basterebbe aumentare la superficie adibita alla coltivazione di erba medica di 2,6 volte per eguagliare l’equivalente di CO2 prodotta dagli allevamenti e quelli fissati nel foraggio.