Si è riunito ad Abano Terme, nel padovano, il Gruppo KInG (Klinefelter Italian Group) che rappresenta la task force della Società italiana di andrologia e medicina della sessualità (Siams). L’evento è stato organizzato dal professor Andrea Garolla, coordinatore nazionale KInG sotto l’egida del Centro di andrologia e medicina della riproduzione dell’Azienda ospedale-università di Padova diretto dal professor Carlo Foresta e ha riunito nella città termale i maggiori esperti italiani che si occupano di questa sindrome genetica cronica. L’incontro, a cui hanno partecipato gli specialisti di tutti i centri di riferimento italiani per la sindrome, ha avuto come obiettivo la migliore comprensione delle cause di questa condizione e delle comorbidità che ad essa si associano, al fine di migliorare gli standard per la cura e la tutela dei pazienti affetti da sindrome di Klinefelter. Ha partecipato anche una numerosa rappresentanza di pazienti afferenti alle varie associazioni che, cogliendo l’importanza del progetto KInG e dell’evento in particolare, hanno voluto inviare agli esperti domande e quesiti ancora irrisolti in merito alla loro patologia, che sono stati dibattuti nell’ambito di una tavola rotonda coordinata dal professor Andrea Garolla dal titolo “I pazienti domandano, gli esperti rispondono”. I temi che sono stati affrontati durante la mattinata di lavori scientifici sono quelli riguardanti gli aspetti genetici, le complicanze cliniche e la terapia di questa sindrome, che può manifestarsi con varianti molto diverse da paziente a paziente.
Durante l’incontro sono stati presentati anche nuovi risultati degli studi del gruppo di Padova che segue questa problematica da circa 40 anni. Dai dati epidemiologici e clinici degli oltre 600 pazienti con sindrome di Klinefelter che afferiscono al centro è emerso che, nel confronto con la popolazione generale, questa patologia si associa in modo particolarmente importante a condizioni come aumentata fragilità ossea (2 vs 42%), patologie del metabolismo (4 vs 38%), disfunzioni sessuali (8 vs 22%) e disordini della coagulazione 0.6 vs 4.6%). Sempre il gruppo di Padova ha portato i risultati di uno studio eseguito attraverso la distribuzione ai soggetti affetti di un questionario relativo alle modalità di comunicazione della diagnosi. Dalle risposte fornite dai pazienti, emerge chiaramente che si tratta di un momento estremamente importante per loro qualità di vita futura, che preferirebbero questo avvenisse il più precocemente possibile e che i medici dovrebbero riunirsi in un team multidisciplinare in grado di fornire loro quante più informazioni possibili.