Dal 1 settembre 2021, con la nota 99 di AIFA, sono entrate in vigore le nuove regole per la prescrizione delle terapie inalatorie contro la broncopneumopatia cronico-ostruttiva – BPCO. La Nota 99 elimina i piani terapeutici per le associazioni precostituite di farmaci broncodilatatori come beta2-agonisti a lunga durata d’azione (LABA) e anticolinergici a lunga durata d’azione (LAMA), che pertanto potranno essere prescritti dal medico di medicina generale. La prescrizione delle associazioni precostituite di LABA/LAMA/ICS rimarrà invece appannaggio del solo specialista (pneumologo e internista) attraverso la compilazione del piano terapeutico, valido fino ad un massimo di 12 mesi.
Cosa cambia
La Nota consente al medico di medicina generale di prescrivere le terapie necessarie a gestire un’eventuale fase acuta della malattia e di gestire con tempi adeguati la prenotazione di una visita specialistica per la conferma della diagnosi e del trattamento. La Nota ha suscitato una sostanziale approvazione da parte della Simg, Società italiana di medicina generale e delle cure primarie, sebbene si ravvisi la permanenza di alcune criticità sulle quali si ritiene auspicabile un confronto che coinvolga medici di famiglia, specialisti e istituzioni per superare ogni ambiguità e le difficoltà permanenti soprattutto sotto il profilo logistico. “Elemento positivo della Nota 99 è sicuramente l’abolizione del piano terapeutico per i farmaci LABA e LAMA – sottolinea Franco Lombardo, coordinatore Simg area pneumologia. – Adesso il medico di medicina generale può prendere in carico il paziente e prescrivergli qualsiasi terapia, eccezion fatta per le triplici associazioni LABA/LAMA/ICS, che continueranno invece a essere prescritte dallo specialista con piano terapeutico. Proprio su quest’ultimo punto però emerge una prima criticità: i pazienti a cui non risulti sufficiente l’indicazione terapeutica del medico di famiglia, si devono rivolgere a un centro di secondo livello indicato dalle Regioni, che non sempre è facilmente accessibile. Inoltre, il piano terapeutico adesso esclude anche i geriatri, rimanendo appannaggio solo di pneumologi e internisti”.
“La Nota 99 stabilisce che la BPCO non è una patologia su cui possiamo fare una diagnosi clinica, ma è un esame la cui diagnosi deve seguire un esame spirometrico di primo livello che può fare anche il medico di medicina generale – evidenzia il professor Claudio Cricelli, presidente Simg. – Questo provvedimento ha un significato importante: è il primo documento ufficiale dove al medico di medicina generale viene riconosciuto non solo il fatto che può fare una spirometria, ma anche che può fare un referto (se è adeguatamente formato) e interpretare quel referto ai fini anche della terapia. Proprio per questo noi medici di famiglia iniziamo immediatamente il percorso di presa in carico di pazienti con BPCO, mentre la nostra scuola ha già iniziato la formazione alla diagnostica. Il nostro obiettivo non è solo la corretta e appropriata prescrizione dei farmaci, ma la presa in carico globale di tutti i pazienti con BPCO e patologie respiratorie, un passaggio che richiede la formazione certificata della capacità di eseguire la diagnostica pneumologica di base”.
I limiti della nota 99
Nonostante la Nota 99 venga accolta con favore, la Simg rileva anche dei limiti che auspica vengano superati nelle prossime settimane mediante un approccio concertato con gli altri attori. “La Nota è uscita in un momento critico, poiché si basa sulla spirometria, un esame complesso che si è ridotto in questi mesi a causa del Covid – spiega Franco Lombardo –. L’esecuzione della spirometria per la conferma della diagnosi attraverso l’esame spirometrico rappresentano elementi di appropriatezza ormai irrinunciabili nella prescrizione dei farmaci per la BPCO. Inoltre, la Nota prevede che per i pazienti che abbiano un FEV1 (il volume espiratorio massimo al secondo) inferiore al 50% vengano inviati a dei centri identificati dalle Regioni per fare esami di secondo livello: sebbene questo approccio sia ineccepibile dal punto di vista scientifico, presenta delle difficoltà sotto il profilo logistico, visto che di cabine pletismografiche valide per questo esame ve ne siano pochissime e siano presenti perlopiù nelle grandi città. Questo problema risulta amplificato dall’ampiezza di pazienti affetti da asma o BPCO, circa 3,5 milioni, patologie che tra i maschi over 80 colpiscono il 18% della popolazione. A questo si aggiungono una serie di elementi tecnici che restano problematici: un approccio condiviso potrà produrre efficaci miglioramenti”.