Un sistema di nuova concezione per la purificazione dell’acqua sta per entrare in funzione a Dunkeld, in Scozia. Servirà a tenere pulite le vasche di un’azienda internazionale che alleva ed esporta salmone. La tecnologia è stata messa a punto dall’Università di Trento e si basa sulla proprietà della luce di distruggere le sostanze inquinanti che si formano nell’acqua di allevamento. In questo modo i salmoni possono continuare a nuotare e crescere in un ambiente pulito e sano per il loro benessere e per quello dei consumatori e delle consumatrici. Il coordinamento organizzativo del gruppo viene messo a disposizione dalla fondazione HIT – Hub Innovazione Trentino che si occuperà anche della promozione dei risultati del progetto in accordo con la sua mission di ente per il trasferimento tecnologico dalla ricerca al mercato e catalizzatore di innovazione sul territorio.
La tecnologia di luce e ozono
A sviluppare la tecnologia basata sulla luce e ozono (ozonizzazione fotocatalitica), dai costi e dall’impatto ambientale molto bassi, è Francesco Parrino, ricercatore del Dipartimento di Ingegneria industriale. Parrino, si occupa di fotocatalisi fin dalla sua tesi di laurea, discussa nel 2005 all’Università di Palermo, e ha proposto applicazioni innovative nell’ambito della sintesi di composti di interesse industriale a partire dal dottorato conseguito all’Università Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga (Germania). Dal 2018 è ricercatore all’Università di Trento. Ai vantaggi della fotocatalisi per una acquacoltura sostenibile è dedicato anche un articolo scientifico (dal titolo “Photocatalytic ozonation for a sustainable aquaculture: A long-term test in a seawater aquarium”) uscito nei mesi scorsi sulla rivista “Applied Catalysis B: Environmental” (doi: https://doi.org/10.1016/j.apcatb.2019.04.048). Francesco Parrino è uno dei firmatari dello studio tutto italiano, condotto assieme a Giovanni Camera-Roda (Università di Bologna), Vittorio Loddo e Leonardo Palmisano (Università di Palermo). Alla base – chiarisce Parrino – c’è la proprietà della luce di attivare un semiconduttore che a sua volta innesca una serie di reazioni radicaliche che portano non solo alla completa degradazione di sostanze inquinanti ma anche all’inattivazione di agenti patogeni quali virus e batteri. Dallo studio – sottolinea – emerge che il sistema di ozonizzazione fotocatalitica per la purificazione dell’acqua è un ottimo alleato per sviluppare un’acquacoltura sostenibile in impianti a terra, con sistemi a ricircolo continuo. In tal modo si salvaguardano gli ecosistemi idrici naturali fluviali e marini, attualmente minacciati da allevamenti intensivi ad alto impatto ambientale e che fanno largo uso di antibiotici. Anche il benessere dei pesci potrà migliorare significativamente così come la qualità nutrizionale e organolettica del prodotto. Se ne occuperà il gruppo di Annachiara Berardinelli, ricercatrice che afferisce sia al Centro Agricoltura Alimenti Ambiente sia al Dipartimento di Ingegneria industriale. La ricerca del gruppo di Annachiara Berardinelli mirerà inoltre alla messa a punto di sensori rapidi e non distruttivi per la valutazione in tempo reale del benessere dei pesci e per la stima dei principali indici qualitativi del prodotto.
Il progetto, nel suo sviluppo, non trascurerà il momento finale dell’acquisto. Il comportamento di consumatori e consumatrici, la loro consapevolezza nel fare una scelta responsabile per l’ambiente e la salute saranno, infatti, studiati al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dal gruppo di Francesca Forno. Fa parte del team di ricerca il gruppo dell’Università di Bologna guidato dal professor Alessio Bonaldo che si occuperà di applicare la tecnologia di ozonizzazione fotocatalitica su orate e branzini.
Il momento applicativo
Parrino racconta: “Ora il primo momento applicativo sarà in Scozia. La FishFrom Ltd ha accolto con entusiasmo la nostra proposta perché è una azienda che da tempo utilizza tecnologie innovative per rendere minimo l’impatto ambientale e massimo il benessere animale. Stiamo collaborando bene per installare il nostro prototipo nel loro sistema produttivo”.
Lo sviluppo dell’acquacoltura in chiave green passa da modelli di nuova concezione per il ricambio e la purificazione dell’acqua (Recirculating Aquaculture Systems or RAS). Sottolinea: “Il consumo delle risorse ittiche marine è tale che l’Europa sta puntando sul potenziamento dell’acquacoltura. Ci si attende che nei prossimi 15 anni la richiesta di prodotti ittici di allevamento cresca enormemente e quindi è necessario migliorare il nostro sistema produttivo nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente. La tecnologia sviluppata dall’Università di Trento aiuta la produzione di pesce sostenibile perché riduce i costi e aumenta la sicurezza del cibo. Il nostro studio ha inoltre dimostrato che la tecnologia sviluppata non va ad alterare e anzi migliora i parametri di qualità dell’acqua”.
La sperimentazione
Una delle domande che Parrino e Berardinelli potrebbero sentirsi rivolgere è perché in Trentino non sia stato scelto un salmonide autoctono, come trota o salmerino e si sia deciso di proporre la sperimentazione sul salmone scozzese.
Parrino spiega: “Siamo sicuri che la realtà Trentina seguirà con attenzione gli sviluppi di questa ricerca che stiamo applicando sulla produzione del salmone, attualmente il settore commerciale più rilevante su scala mondiale. I risultati della ricerca saranno estremamente importanti anche per le realtà del nostro territorio”. Berardinelli aggiunge: “Tutta la sensoristica messa a punto durante il progetto avrà sicuramente ricadute positive per l’acquacoltura trentina e farà da volano per un suo lancio su scala internazionale”.