A gennaio i test di biologia cellulare e computazionale dell’università di Trento andranno nello spazio. La missione sulla stazione internazionale orbitante, su cui verrà installato un laboratorio biochimico in miniatura controllato da remoto, servirà a confermare quello che i ricercatori sono riusciti a predire al computer. Cioè un protocollo che, partendo dal ripiegamento delle proteine, può rivoluzionare la farmacologia, soprattutto relativa alla cura delle malattie neurodegenerative. “Abbiamo molte evidenze sperimentali indirette che il nostro metodo funziona – spiega il fisico UniTrento, Pietro Faccioli –. Vediamo cioè che gli effetti della nostra azione sono proprio quelli che ci aspettiamo. Però non siamo in grado di osservare sperimentalmente i passaggi attraverso i quali il nostro intervento si compie, perché sulla terra le condizioni non consentono di cristallizzare e dunque osservare gli stadi intermedi del ripiegamento di una proteina. In assenza di queste osservazioni, dobbiamo affidarci alle nostre simulazioni al computer. Il nuovo protocollo si basa infatti su algoritmi che riescono a simulare il ripiegamento delle proteine e a dimostrare come, grazie all’utilizzo di molecole che interrompono questo processo, il ripiegamento viene effettivamente interrotto. Ciò che manca, è la possibilità di osservare questo processo attraverso una prova strutturale basata su un esperimento biofisico – conclude Faccioli -. Per riuscire a farlo, abbiamo messo a punto un esperimento di biologia strutturale denominato ZePrion, che per essere realizzato richiede però condizioni di microgravità impossibili da ottenere sulla terra”.
UniTrento in orbita: test proteine per rivoluzionare la farmacologia
da Marco Testoni | Giu 24, 2021 | Scienza | 0 commenti