Pazienti fragili. Gli approcci devono essere multidisciplinari e i percorsi individualizzati, con un ruolo definito per i centri vaccinali e i medici di famiglia. Inoltre, i vaccini non devono mai essere intesi come una spesa, in quanto rappresentano un guadagno in termini di salute pubblica, oltre alla riduzione dei costi per le ospedalizzazioni e dell’uso, talora abuso, di antibiotici. Serve una chiamata attiva alla vaccinazione di comune accordo con il Piano regionale. Proprio a queste categorie più a rischio la Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT ha dedicato un documento scientifico di consensus, presentato nel convegno istituzionale “Vaccinazione dell’adulto: le innovazioni oltre al Covid-19 e le raccomandazioni SIMIT”, organizzato da Aristea, con il contributo non condizionante di GSK.
Herpes zoster, dalla ricerca all’innovazione
Tra le principali innovazioni proposte nel convegno vi è stato il nuovo vaccino per l’herpes zoster, frutto di tanti anni di ricerca e già utilizzato negli Stati Uniti con oltre 38 milioni di dosi somministrate. La patologia consiste nella riattivazione del virus della varicella ed è molto frequente, in quanto colpisce più dell’80% della popolazione, rivelandosi anche un problema di sanità pubblica. Il vaccino disponibile fino ad oggi era a virus vivo attenuato, non utilizzabile nei pazienti immunodepressi. Il nuovo vaccino a sub unità è un passo avanti importantissimo soprattutto per i soggetti over 65, visto che lo zoster è una patologia assai frequente nella popolazione adulta e con gravi complicanze. “Finalmente il vaccino per zoster è disponibile anche nel nostro Paese – ha affermato il dottor Roberto Ieraci, Referente Scientifico Vaccinazioni ASL Rm1 Gruppo Strategie Vaccinali Regione Lazio -. È altamente innovativo e particolarmente utile, visto che affronta una patologia che può essere invalidante per le complicanze come la nevralgia post erpetica o l’herpes zoster oculare. Otteniamo adesso un vaccino altamente efficace, che dura nel tempo, che previene nel 95% dei casi la manifestazione clinica e in altissima percentuale la nevralgia post erpetica. Inoltre, per questa malattia non si ha una terapia soddisfacente, né per la manifestazione clinica dell’infezione, né per le sue complicanze. Auspico infine che questo vaccino sia dato ai medici di famiglia per arrivare a ogni paziente”.
Per il video servizio: https://youtu.be/6jp8Xw0Wp-c