“La comunicazione del Piano di azione della Commissione europea per combattere il cancro è preoccupante. Troviamo forviante il principio per il quale il consumo di alcol sia considerato dannoso a prescindere da quantità e tipologia della bevanda. Ancora più inique di questa premessa sono le proposte del piano che vedono assimilare il consumo di vino al fumo, con la conseguenza di azzerare un settore che solo in Italia conta su 1,3 milioni di addetti e una leadership mondiale delle esportazioni a volume”. È la reazione di Unione Italiana Vini alla pubblicazione del Piano di azione della Commissione europea Europe’s Beating Cancer Plan, presentato a Bruxelles.
A seguito dell’iniziativa della Commissione, il segretario generale Paolo Castelletti ha dichiarato: “Siamo preoccupati dalle ricette proposte da DG Sante: claim obbligatori che demonizzano il vino, da un lato, e, dall’altro, le proposte di rivedere la tassazione sull’alcol e la restrizione degli acquisti transfrontalieri che rischiano di creare fenomeni di mercato nero e di contrabbando. Non sono misure risolutive a favore di un consumo responsabile, che rimane l’unica vera ricetta contro i rischi alcol-correlati. L’intenzione – anch’essa contenuta nella comunicazione – di modificare la policy in materia di promozione potrebbe avere un serio impatto sugli strumenti della politica agricola comune che hanno l’obiettivo di aumentare la competitività delle imprese sui mercati internazionali”.
Bere responsabile
Secondo Sandro Sartor, responsabile tavolo vino e salute Uiv e presidente di Wine in Moderation, l’associazione europea che promuove la cultura del consumo consapevole e del bere responsabile: “Sono sorpreso nel leggere che non venga fatta distinzione tra uso e abuso in questo testo. Siamo del tutto convinti che il consumo moderato e responsabile del vino, in particolare all’interno della dieta mediterranea e combinata con un sano stile di vita, sia del tutto compatibile con una vita sana e, come confermato da numerose evidenze scientifiche a tutti disponibili ed accessibili, non sembra far aumentare il rischio di cancro”. Unione italiana vini sostiene il senso generale dell’iniziativa della Commissione ed è pronta a collaborare, come già fa nell’ambito del programma Wine in Moderation. La convinzione dell’associazione che rappresenta l’85% dell’export italiano di vino, è che il rischio di cancro non possa essere valutato in maniera isolata ma nel contesto del modello culturale, alimentare, delle quantità del bere e dello stile di vita.