Con i contagi che in questi giorni continuano a crescere e le terapie intensive che vedono l’avvicinarsi di una nuova e difficile ondata di ricoveri, con il rischio di un sovraffollamento dei reparti e il loro conseguente affanno nella gestione dei malati, rimane di primaria importanza individuare una terapia specifica che aiuti le strutture ospedaliere nella cura dei propri malati offrendo una pronta ripresa a livello respiratorio e una rapida negativizzazione. L’Ospedale Cotugno di Napoli ed in particolare il reparto di terapia intensiva e sub intensiva diretto dal professor Giuseppe Fiorentino, primario di Pneumologia, è stato il primo ospedale italiano a valutare positivamente l’impiego di L-Arginina nei pazienti ricoverati per patologia da Covid-19.
Come dichiarato dal Professor Fiorentino, la supplementazione di 2 flaconcini/die di L-arginina (1,66g x 2) in aggiunta alla terapia standard adottata dall’Ospedale, ha evidenziato un recupero più rapido della funzionalità respiratoria ed una precoce negativizzazione dei pazienti. A fronte dell’osservazione di questi risultati e con l’obiettivo di sistematizzare e condividere queste osservazioni con la Comunità Scientifica, l’Ospedale Cotugno ha avviato uno studio clinico randomizzato, a gruppi paralleli, controllato, in doppio cieco, verso placebo, per valutare come l’aggiunta alla terapia standard di due flaconcini al giorno di L-Arginina, per via orale, in soggetti affetti da Covid-19 sia utile per produrre un miglioramento della prognosi nei pazienti affetti da questa patologia. Il protocollo dello studio attualmente in atto prevede che dei 300 pazienti ospedalizzati per infezione da Covid-19 con positività del test molecolare, 150 saranno trattati con L-Arginina e 150 con Placebo.
Il supporto scientifico
Ad oggi, l’efficacia data dalla somministrazione di L-Arginina riscontrata dall’esperienza dell’Ospedale Cotugno di Napoli ha il supporto scientifico della ricerca condotta dal team di ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, sotto la guida del professor Gaetano Santulli. Il team del professor Santulli è stato, infatti, il primo gruppo di ricerca che ha correlato il Covid-19 alla disfunzione endoteliale. La recentissima review “Vitamin C and cardiovascular disease: an update’’ di Santulli, pubblicata a inizio dicembre sulla prestigiosa rivista “Antioxidants’’, ha confermato i potenziali effetti benefici e le proprietà antiossidanti della Vitamina C in una serie di condizioni patologiche quali i disturbi cardiaci e vascolari, e quanto la Vitamina C sia l’alleato perfetto per l’associazione alla L-arginina. Infatti, sia la Vitamina C che la L-arginina sono necessarie per la sintesi di ossido nitrico.
Nella review Santulli descrive la Vitamina C liposomiale come il miglior metodo di somministrazione di Vitamina C per via orale, in quanto ha una biodisponibilità migliore rispetto alla Vitamina C non liposomiale, evitando i rischi associati alla somministrazione endovenosa. Inoltre, la vitamina C liposomiale aumenta la concentrazione di Vitamina C nel sangue quasi raddoppiando la concentrazione ottenibile tramite la forma non liposomiale. Pertanto, afferma Santulli nelle conclusioni, dal momento che, sia la Vitamina C che la L-arginina sono note per migliorare la funzione endoteliale e ridurre la permeabilità vascolare durante le malattie infettive, è possibile ipotizzare che la loro associazione possa essere sinergica nell’affrontare le malattie infettive. Ad esempio, poiché il Covid-19 sta causando endoteliopatia, l’associazione tra L-arginina orale e Vitamina C liposomiale potrebbe essere efficace per il Covid-19 ed altri disturbi infettivi.