“Oggi l’HIV non ha più la stessa incidenza degli anni ’90 – spiega la dottoressa Barbara Suligoi, direttrice del Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità, nel corso di un modulo di approfondimento all’interno del Festival della Salute globale di Padova -. In Italia vi sono almeno 130mila persone HIV positive. In 10 anni, è diminuito del 38% il numero delle nuove diagnosi annuali; negli ultimi 7-8 anni vi è stato un decremento del 20% della mortalità per l’AIDS. Ma l’HIV non è scomparso e restano alcuni dati preoccupanti: l’incidenza più alta è tra i giovani di 25-29 anni, ed è peggiorata la percezione del rischio per l’HIV, tanto che più della metà delle persone che arrivano ad avere una diagnosi di HIV non sanno neppure di essere sieropositive. Anche in questo ambito, la pandemia ha prodotto effetti negativi, ritardando diagnosi e trattamenti. Tuttavia, oggi le persone affette da HIV possono fare affidamento su scoperte scientifiche senza precedenti: oggi l’aspettativa di vita di una persona affetta da infezione da HIV è sostanzialmente sovrapponibile a quella della popolazione generale, la qualità di vita è simile al resto della popolazione,si può ridurre la viremia e conseguentemente il rischio trasmissione dell’infezione. Proprio su questa novità, il 2019 ci ha consegnato un’evidenza scientifica rivoluzionaria, sintetizzata nell’acronimo U=U, Undetectable=Untransmittable, cioè Non rilevabile=Non trasmissibile. Una conclusione che supporta l’efficacia della terapia antiretrovirale nella prevenzione della trasmissione dell’infezione da HIV da persone che hanno raggiunto la soppressione virologica”.
Per vedere la nostra intervista: https://youtu.be/UYiQfHZsV2Q