L’attività scientifica e professionale dei Medici di Medicina Generale si divide in quattro aree: prevenzione, gestione dei disturbi acuti, cronicità e fragilità. La prima riguarda l’attenzione nei confronti delle persone sane, dagli stili in vita alla gestione delle vaccinazioni; i disturbi acuti fanno riferimento ai problemi con insorgenza acuta che possono essere curati nel setting della Medicina Generale; la popolazione affetta da patologie croniche coinvolge circa il 40% dei 1500 pazienti di ciascun medico, quindi circa 600 soggetti, con il 25% che ha almeno due patologie tra ipertensione, diabete mellito, osteoartrosi, BPCO, cardiopatia ischemica, ictus ischemico, scompenso cardiaco, disturbi tiroidei, asma bronchiale, mentre il 14% è composto da pazienti multimorbidi. Infine vi è la macroarea della fragilità, in cui il paziente ha una aumentata vulnerabilità correlata al suo grado di disabilità. “Il Covid-19 è arrivato improvvisamente – ha commentato Alberto Magni, Responsabile SIMG delle politiche giovanili – L’emergenza ha determinato nella prima ondata uno sbilanciamento dell’attività professionale nei confronti della gestione del paziente affetto da Covid-19 e delle problematiche correlate alla gestione della pandemia. La gestione della popolazione affetta da patologie croniche nella prima fase della pandemia si è frammentata; abbiamo riorientato rapidamente dopo la prima ondata l’attività professionale nei confronti di tale popolazione; ora la ripresa dei contagi ha determinato un carico di lavoro della Medicina Generale che determina una forte pressione sugli operatori perché al lavoro ordinario si è sommata la gestione dell’emergenza oltre all’inizio della Campagna Vaccinale per l’Influenza 2020. Se non si riescono a gestire i pazienti affetti da cronicità si rischia di vedere le conseguenze di una mancata presa in carico in un secondo momento dovute alla mancanza di visite mediche, esami e follow up. Si parla molto di noi nella gestione del Covid, dimenticandosi che dobbiamo gestire l’attività ordinaria: ora che l’emergenza dura da 9 mesi, dobbiamo scegliere che indirizzo dare alle cure primarie. Se vogliamo gestire tutto l’aspetto del contact tracing, dobbiamo avere personale amministrativo aggiuntivo. Dobbiamo inoltre considerare che prima dell’inizio dell’emergenza che vede tutto il Sistema Sanitario coinvolto i MMG sono passati da 7 contatti annui per paziente (intesi come ogni tipo di contatto medico assistito: accesso all’ambulatorio, visita domiciliare, richiesta di una prescrizione) nel 2009, a 10 contatti nel 2019, con un carico di lavoro aumentato del 30%. Nei pazienti ultra85enni la media è di 22 contatti l’anno. Con la pandemia, il carico di lavoro è esploso. Servono dunque nuove risorse per potenziare la Medicina Generale dotandola di personale amministrativo e infermieristico. Definendo nel dettaglio i carichi di lavoro e le competenze sarà possibile ridisegnare la Medicina Generale”.
La pandemia e l’assistenza domiciliare
L’assistenza domiciliare in questi mesi di pandemia si è rivelata fondamentale, visto l’elevato numero di pazienti asintomatici o paucisintomatici. “L’85% dei nostri pazienti con una diagnosi Covid vivono la malattia a casa, chi in maniera paucisintomatica, chi più complessa, ma sempre senza necessità di ricovero – ha evidenziato Aurelio Sessa, Coordinatore Regionale SIMG Lombardia -. Proviamo a stratificare: asintomatici e paucisintomatici hanno bisogno di informazioni e consigli per una decina di giorni. Vi è poi il 10% che può sviluppare un’infezione alle basse vie respiratorie: il timore è che si arrivi alle polmoniti interstiziali. Questi pazienti possono essere curati a casa secondo protocolli terapeutico-assistenziali condivisi con le strutture di secondo livello: vengono messi in una sorta di lista e sono controllati due volte al giorno sui parametri vitali, attraverso un teleconsulto telefonico o su skype da parte del loro MMG oppure attraverso centri servizi di cooperative. Le visite domiciliari possono essere effettuate dalle USCA, che sono colleghi della continuità assistenziale, e in alcune regioni dalle ADI-COVID – Assistenze Domiciliari Integrate, finalizzate ai pazienti Covid, mentre i MMG operano prevalentemente in teleconsulto”.